All'Inps manca personale: in pericolo le sedi di Feltre, Pieve di Cadore e Agordo

La protesta di 10 giorni fa davanti alla sede dell'Inps di Belluno
BELLUNO - Una provincia evidentemente destinata al declino, da oltre vent’anni prosegue lo spoglio di servizi essenziali, bene che vada accentrati a Treviso. Sul tavolo...

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BELLUNO - Una provincia evidentemente destinata al declino, da oltre vent’anni prosegue lo spoglio di servizi essenziali, bene che vada accentrati a Treviso. Sul tavolo del sacrificabile in nome del contenimento della spesa pubblica questa volta c’è la sede Inps di Belluno, in particolare le agenzie territoriali di Pieve di Cadore, Feltre ed Agordo la cui possibile chiusura sarà rivalutata entro giugno. Su piatto c’è anche la possibilità di spostare parte del lavoro arretrato in altre sedi.

PERSE 45 UNITÀ SU 98
Dal 2019 ad oggi l’Inps bellunese ha registrato 45 cessazioni dal servizio (su 98 dipendenti) a fronte di sole 8 assunzioni. La buona volontà di portarsi il lavoro a casa non più sufficiente a sopperire all’accumulo di pratiche. La protesta della settimana scorsa ha sortito un incontro in Prefettura svoltosi ieri, mentre prosegue lo stato di agitazione dei lavoratori dichiarato da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Unsa, Flp, Usb e Confintesa. Ieri mattina, una delegazione sindacale, unitamente al presidente del Comitato Inps Paolo Dal Magro, ha incontrato, davanti al viceprefetto Gian Luca Da Rold, il direttore provinciale dell’Inps Angelo Franchitti per un confronto sulla grave carenza di organico che sta mettendo in ginocchio gli uffici Inps della provincia.

NUOVI INTERESSI
I rappresentanti sindacali hanno sottolineato che le prossime assunzioni - 5 nell’immediato e 2 nei mesi estivi - saranno insufficienti a sopperire alle uscite da turnover. Per la delegazione sindacale, andrebbero rivisti a livello centrale i criteri di assegnazione dei neoassunti, che attualmente sono legati alla mole di arretrato che si registra nelle diverse sedi Inps, penalizzando le più virtuose.

FORTE PREOCCUPAZIONE
I sindacalisti hanno espresso «preoccupazione per la continuità del servizio, specie da parte delle agenzie territoriali la cui forza lavoro è ormai estremamente ridotta e rischia di perdere professionalità e rapporto con il territorio».
Al direttore dell’Inps provinciale hanno chiesto la regionalizzazione dei concorsi, aprendo la possibilità di partecipazione a figure professionali dotate non necessariamente di laurea, ma anche solo di diploma. «È una situazione che sta creando forte disagio nel personale rimasto in servizio - affermano le parti sindacali - per questo abbiamo chiesto nuovamente l’avvio di una valutazione dello stress da lavoro correlato».  Infine, la necessità dell’adozione di nuove misure organizzative per la distribuzione del lavoro, evitando al contempo penalizzazioni per i dipendenti legate al mancato conseguimento di obiettivi che non sono raggiungibili proprio a causa della carenza di personale. Il direttore provinciale Franchitti ha evidenziato che le assegnazioni di nuovo personale non possono essere stabilite dalla direzione provinciale, fermo restando che la situazione dell’organico nella provincia di Belluno è stata segnalata agli uffici competenti. Ha fatto presente che, in raccordo con la Direzione regionale, è allo studio la possibilità di distribuire alcuni processi di lavoro ad altre sedi, nell’ottica di riequilibrare i carichi di lavoro rispetto al personale in servizio.

POSSIBILI CHIUSURE


Per il momento - ha fatto sapere - non è prevista la chiusura di centri operativi territoriali (Agenzie di Pieve di Cadore e Feltre, Punto Inps di Agordo), ma sul tema verrà rifatta una rivalutazione dopo le assunzioni in programma tra metà aprile e giugno. Per quanto riguarda la valutazione dello stress da lavoro correlato, il direttore si è reso disponibile ad affrontare la questione con il Rspp (Responsabile del servizio di prevenzione e protezione). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino