OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
É accusato di aver perseguitato, per mesi, una coppia: minacciandoli di diffondere delle foto di lei nuda, li avrebbe anche costretti a consegnargli uno smartphone e un pc. Sotto accusa un 35enne di origini straniere, ma residente a Chioggia, che per queste imputazioni è in carcere da maggio dell’anno scorso. Ieri, in udienza, l’uomo si è difeso sostenendo che quello che aveva intrattenuto con la coppia - residente nel padovano e piuttosto nota - era un rapporto a tre consenziente, che poi sarebbe degenerato per la gelosia tra i due uomini. Difesa che cozza con la denuncia della coppia, a cui si è aggiunto un nuovo capitolo, emerso nella stessa udienza di ieri. Per un errore, un mese fa, all’uomo è stato concesso di telefonare dal carcere proprio alla vittima, che lui aveva indicato come propria “moglie”. Così la donna si è vista arrivare un’altra telefonata con nuove minacce di morte. Per questo ulteriore episodio è stato aperto un secondo procedimento in cui l’uomo deve rispondere di minacce e false attestazioni, per l’autocertificazione consegnata al carcere in cui indicava il nome della vittima come quello della propria moglie.
LA DOPPIA ACCUSA
Il processo apertosi ieri davanti al giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Benedetta Vitolo, riguarda fatti risalenti all’anno scorso. All’uomo vengono contestati due capi d’imputazione. Tra il gennaio e il maggio del 2023, avrebbe compiuto «atti persecutori» nei confronti della coppia. In particolare avrebbe tempestato di telefonate e messaggi la donna, pretendendo che lasciasse il marito per convivere con lui. Nel capo d’imputazione si citano «minacce di morte» e «atti lesivi, anche brandendo un coltello a serramanico». E ancora «pedinamenti» nel luogo di lavoro della donna, che minacciava di incendiare, e in altri luoghi da lei frequentati. «Molestava la coppia in modo da cagionare loro un perdurante e grave stato d’ansia e di paura - ricostruisce sempre il capo d’imputazione -, in modo tale da ingenerare fondato timore per la loro incolumità».
La seconda contestazione, collocata tra aprile e maggio, momento dell’arresto, è quella di estorsione: con la minaccia di diffondere immagini della donna «nuda o parzialmente svestita o in pose sessualmente esplicite», l’uomo si sarebbe fatto consegnare lo smartphone di lei e il personal computer di lui, pretendendo anche del denaro: «dapprima cinquantamila euro, poi mille»..
L’AUTODIFESA
Difeso dall’avvocato Mauro Serpico, il 35enne ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, subordinato al suo esame.
Il Gazzettino