Perde la casa e l'azienda: imprenditore manda un sms al figlio e si toglie la vita

La sua ditta aveva chiuso i battenti tre anni fa per colpa della crisi (archivio)
VENEZIA - Una sequenza agghiacciante quella che fa da sfondo all’ennesimo suicidio scaturito, almeno dai riscontri iniziali, da un tracollo economico e poi esistenziale che...

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VENEZIA - Una sequenza agghiacciante quella che fa da sfondo all’ennesimo suicidio scaturito, almeno dai riscontri iniziali, da un tracollo economico e poi esistenziale che ha travolto tragicamente la vita di un impresario edile di 47 anni di Campagna Lupia.




La fine di tutto inizia ieri pomeriggio quando verso le cinque i carabinieri insieme ai vigili del fuoco intervengono al civico 4 di via Gorizia, allertati dai residenti angosciati da un fortissimo odore di gas piuttosto persistente che sembra provenire proprio dalla villetta a due piani dei genitori di Livio Andreato con cui viveva e che l'imprenditore aveva dato in garanzia per pagare i creditori, dopo che la sua impresa di costruzioni, che dava lavoro a 5 persone, aveva chiuso i battenti tre anni fa sotto i colpi della crisi.



Purtroppo non era riuscito a onorare gli impegni e anche quell’ultimo bene di famiglia era stato venduto togliendogli l’unico rifugio, l’unica sicurezza, un mondo intero di affetti per di più creato dal padre e dalla madre. E proprio ieri il quarantasettenne doveva prelevare le ultime cose - il trasloco dei mobili era già stato effettuato - per lasciare libero l’immobile e consegnarlo al nuovo proprietario. Chissà quali pensieri gli avranno oppresso la testa: forse voleva distruggere ogni cosa per non vedere altri dentro le stanze che lo avevano visto bambino e poi giovane pieno di speranza e fiducia in un futuro di intraprendenza e lavoro, o forse voleva rimanere sepolto fra le macerie vendicandosi così di un destino cinico e insensibile.



Non è stato facile per militari e pompieri disinnescare quella che era stata trasformata in una vera e propria bomba dato che l’abitazione era stata saturata di metano tanto che sarebbe bastata anche una piccolissima scintilla per provocare un’esplosione devastante. L’intervento è stato eseguito con la massima cautela, evacuando tutti gli edifici posti nelle vicinanze perché il rischio di scoppio era troppo elevato. Quindi si è proceduto interrompendo l’erogazione del gas e spalancando ogni singola imposta per aerare i locali. E mentre si cercava con frenesia l’imprenditore temendo per la sua incolumità, una doccia gelata.



I soccorritori sono stati freddati dal rumore nettissimo di uno sparo. Erano le 18.15. Proveniva da un capanno adiacente. Sotto una tettoia c’era una vecchia auto, senza ruote, buona solo per la rottamazione, coperta da uno strato di polvere talmente densa da non lasciare vedere all'interno. Aperta la portiera gli uomini dell’Arma si sono trovati di fronte a una scena orribile: Andreato, imbracciato il fucile da caccia che deteneva regolarmente, se l’era puntato al petto premendo il grilletto. Al mattino aveva inviato alcuni sms alla moglie da cui è separato e al figlio quindicenne: poche parole per comunicare un disagio diventato ormai insanabile. Ma nessuno poteva immaginare una scelta tanto disperata e definitiva. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino