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PERAROLO - L’ondata di maltempo ha rimesso in movimento anche una delle frane storiche del Cadore: quella della Busa del Cristo a Perarolo. «Cinque emergenze dal 2000 ma ben quattro negli ultimi anni sono troppe anche per cittadini pazienti come noi. Chiediamo attenzione verso il profondo disagio che viviamo». Il Comitato per il Futuro di Perarolo di Cadore, alle prese con l’ennesima emergenza, si appella al Prefetto dopo che lunedì sera, 7 dicembre 2020, ha dovuto prendere atto dell’ordinanza, “firmata non a cuor leggero” dal sindaco, che ha evacuato, per il rischio idrogeologico legato al versante della Busa del Cristo, il centro del paese (15 persone). «Li riceverò - ha assicurato il prefetto Adriana Cogode letta la lettera del Comitato anticipando inoltre che - la comunità scientifica farà un altro studio e un altro approfondimento per capire il fronte di frana come si sta comportando: è necessario, ci siamo raccordati con la Regione e verrà rivista la situazione ma questo non vuol dire che si potrà alleggerire il livello di allerta».
L’EMERGENZA
Scattato l’allarme sono state evacuate una quindicina persone, quelle che risiedono nelle case più a rischio in piazza Roma, tranne il civico 1, e in via Carsiè. «La frana si è mossa fino a 10 volte di più di quanto già registrato nel 2018 con Vaia e questo preoccupa anche perché le fessurazioni non riguardano più il solo fronte principale ma anche la parte più interna - precisa il sindaco Pier Luigi Svaluto Ferro, difficile prevedere quando rientrerà il pericolo - si devono valutare tutta una serie di parametri: dagli aspetti geologici alle precipitazioni». Stesse modalità nel 2017 e nel 2018, in occasione della tempesta Vaia, «abbiamo rischiato lo scorso anno e ricapita quest’anno: quattro emergenze in quattro anni, riteniamo di essere stanchi e provati come comunità intera», assicurano i cittadini.
LA PROTESTA
«Chiediamo con massima urgenza gli interventi che sono stati indicati da professionisti qualificati come Nicola Casagli che ha effettuato, come esperto nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, un sopralluogo nel febbraio 2018 ed ha prodotto una relazione con una serie di raccomandazioni per la mitigazione del rischio. Dopo due anni, e questi continui disagi, riteniamo che sia giunto davvero il nostro turno, non possiamo continuare ad attendere né gli interventi in frana né la sistemazione delle briglie sul Boite, a monte dell’abitato, rovinate dalla portata del torrente durante i giorni di Vaia».
IL PREFETTO
«Dispiace per il disagio che questi cittadini vivono periodicamente - ha detto il prefetto Adriana Cogode -, ma c’è un piano che è stato redatto dalla Regione d’intesa con il Comune, un piano che prevede in maniera molto chiara quali sono i vari passaggi di allarme in base a un monitoraggio tecnico che viene seguito dall’ufficio della Protezione civile regionale.
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Il Gazzettino