Patto generazionale in crisi. Solidarietà: il "no" dei giovani a pagare pensioni e assistenza

Patto generazionale in crisi - Foto di Teodor Drobota su Unsplash
«Non è giusto che i giovani paghino contributi per sostenere le pensioni e l'assistenza delle persone anziane, visto che in futuro rischiano di ricevere pensioni...

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«Non è giusto che i giovani paghino contributi per sostenere le pensioni e l'assistenza delle persone anziane, visto che in futuro rischiano di ricevere pensioni e assistenza molto più basse»: a questa - volutamente provocatoria - affermazione aderisce il 39% dei nordestini. Come è cambiata nel corso del tempo la popolarità di questa posizione? Per comprenderlo, vediamo la serie storica dell'Osservatorio sul Nord Est di Demos.


Nel 1998, l'idea che i giovani dovessero rompere il patto generazionale era condivisa dal 22% degli intervistati, quota che nel 2003 sale, raggiungendo il 28%

A ridosso della crisi mondiale innescata dal fallimento di Lehman Brothers, si acuisce la crisi tra generazioni e schizza in alto l'adesione all'idea che i giovani non debbano pagare contributi per servizi che difficilmente avranno in futuro: il valore raggiunge il 35% nel 2010, sale al 41%% l'anno successivo, anche se la popolarità massima (44%) la possiamo osservare nel 2016. Due anni dopo, il clima sembra raffreddarsi, e il valore si attesta al 39%. La pandemia, e soprattutto la solidarietà che si è sviluppata nel primo anno di emergenza, sembra spingere verso la solidarietà tra generazioni, e il valore scende bruscamente al 29%. Oggi, l'aumento di 10 punti percentuali riporta il consenso al 39%, lo stesso valore di 5 anni fa.


È in discussione la tenuta del patto generazionale che lega le comunità? Guardando le variazioni per età, sembra di sì

L'idea che i giovani non debbano sostenere pensioni e assistenza agli anziani dato che in futuro rischiano di avere trattamenti meno generosi trova un'accoglienza tiepida tra over-65 (23%) e adulti (34%), mentre un valore sostanzialmente in linea con la media dell'area è osservabile tra quanti hanno tra i 45 e i 54 anni (36%). Un'adesione più ampia è rintracciabile tra le persone di età centrale (35-44 anni, 44%), ma quella maggiore -e nettamente superiore al 50%- la possiamo osservare tra coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni (62%) o gli under-25 (74%).


Consideriamo, infine, l'influenza della categoria socioprofessionale. Coerentemente con l'analisi per età, vediamo che il consenso più ampio verso l'idea che i giovani debbano oggi sottrarsi alla responsabilità di sostenere pensioni e assistenza agli anziani proviene dagli studenti (66%), ma valori consistenti sono rintracciabili anche tra operai (45%) e impiegati (43%), imprenditori (56%) e liberi professionisti (50%). Intorno alla media dell'area, invece, si fermano casalinghe (39%) e disoccupati (40%), mentre i più lontani da questa posizione sembrano essere proprio i pensionati (22%).


Al di là delle opinioni, su questi temi l'ultimo avvertimento è arrivato qualche settimana fa, alla presentazione del Rapporto Itinerari Previdenziali 2023. L'analisi su pensioni e assistenza ha messo in luce che, mentre il sistema pensionistico sembra essere in (precario) equilibrio grazie alla Legge Fornero, l'assistenza si configura come il "tallone d'Achille" nazionale. Ridisegnare il sistema di welfare nazionale in maniera coerente e innovativa, dunque, è tra le priorità del Paese: per la tenuta sociale e generazionale, oltre che dei conti pubblici, si gioca qui. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino