Pensionato vince contro finanziaria "usuraria", beffato dall'Inps che non cede "il quinto"

Quattro diffide per avere la cessione del quinto trattenuta dall'Inps senza causa
FELTRE - Ci sono volute 4 diffide del legale e la minaccia della citazione in giudizio prima che l’Inps liquidasse quanto dovuto a un anziano feltrino. Una ulteriore beffa...

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FELTRE - Ci sono volute 4 diffide del legale e la minaccia della citazione in giudizio prima che l’Inps liquidasse quanto dovuto a un anziano feltrino. Una ulteriore beffa per l’uomo, L.B., 83 anni residente a Feltre, che già si era trovato a lottare contro la finanziaria con cui aveva fatto la cessione del quinto della propria pensione, perché gli praticava tassi da usura. Quel primo capitolo, però, passato per due gradi di giudizio, si era chiuso rapidamente: il giudice di pace prima, il giudice del Tribunale di Belluno, poi, avevano riconosciuto che il mutuo sottoscritto con Prestitalia integrava la cosiddetta “usura in concreto” e condannavano la società a restituire al pensionato quasi 9mila euro, oltre alle spese legali. Una battaglia legale che aveva vinto in meno di due anni, ma ce ne sono voluti altrettanti per lottare contro i mulini a vento dell’Inps. Infatti, nemmeno il tempo di gioire per la vittoria in Tribunale, che, anche quando la sentenza era diventata definitiva a luglio 2020, l’Istituto ha continuato a trattenersi le somme mensili della cessione del quinto. Il pensionato ha continuato quindi a essere in difficoltà economiche, visto che percepisce una pensione di soli 800 euro circa. L.B., seguito fin dall’inizio della sua battaglia dall’avvocato Davide Fent di Feltre, è riuscito, solo dopo due anni, ad ottenere i suoi soldi, ingiustamente trattenuti.



LA BATTAGLIA
Tutto inizia 5 anni fa quando il pensionato chiede aiuto all’Associazione europea consumatori indipendente (Aeci), con sede a Pedavena guidata dalla dottoressa Orietta Sacchet. L’anziano nel 2008 aveva sottoscritto un finanziamento estinguibile con cessione del quinto con Prestitalia sulla pensione che allora ammontava a 730 euro mensili. Aveva ottenuto poco meno di 8mila euro (7918,42) ma ne avrebbe dovuto restituire quasi il doppio (16mila 680 euro). Nel 2017, tramite l’avvocato Fent, fa ricorso al giudice di Pace di Belluno e l’anno dopo arriva la sentenza del giudice Fabrizio Schioppa. Emerge, tramite anche una consulenza tecnica d’ufficio, che c’era stata la cosiddetta “usura in concreto”. Ovvero che, anche se gli interessi pattuiti erano inferiori alla soglia del tasso usurario di legge, visto che l’anziano versava in condizioni di difficoltà economica e finanziaria e aveva una pensione minima erano tassi comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro. Quindi anche se era sotto soglia, al limite dell’usura (15,157%) il giudice conclude che «appare tale da integrare una pratica usuraria». Prestitalia impugna subito la decisione, ma la sentenza viene accolta in toto dal giudice di secondo grado, Paolo Velo del Tribunale di Belluno.

L’INPS

A quel punto Prestitalia si rassegna: dà seguito alla sentenza e restituisce quanto dovuto all’anziano di Feltre. L’Inps però, che fin dall’inizio della contesa giudiziaria aveva continuato a trattenere ed accantonare le somme della cessione del quinto, non le libera. Neanche dopo il luglio 2020, quando la sentenza diventa definitiva. Continua a trattenere la cessione del quinto. L’avvocato Fent invia 4 diffide tramite Pec tutte rimaste prive di riscontro: gennaio 2020, luglio 2020, settembre 2020 e l’ultima il 28 gennaio 2022 in cui annuncia che sarebbero andati in giudizio. È allora che la pratica si sblocca e al povero pensionato sono stati liquidati i 7600 euro trattenuti in tutto questo tempo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino