Pedopornografia online: indagine in sette regioni, denunciate 13 persone

Pedopornografia online: indagine in sette regioni, denunciate 13 persone
TRIESTE - Il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni del Friuli Venezia Giulia coordinata dal Servizio della Polizia Postale di Roma, sotto la direzione della Procura...

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TRIESTE - Il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni del Friuli Venezia Giulia coordinata dal Servizio della Polizia Postale di Roma, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Trieste, ha denunciato 13 persone per detenzione di materiale pedopornografico nell'ambito di una indagine condotta in sette regioni con perquisizioni che hanno portato al sequestro di materiale informatico. 

 

Sesso con minorenni

I presunti pedofili acquistavano materiale prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori anche di 13 anni. Rinvenute numerose chat in cui i presunti pedofili si scambiavano materiale. La vasta operazione, denominata Pepito, ad opera della Polizia Postale di Trieste e Udine, coordinata dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma e disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, ha portato anche all'esecuzione di 11 decreti di perquisizione in 7 regioni italiane.

«In generale, in rete si ha l'impressione che esista l'anonimato, ma non è così» e l'operazione «Pepito, lunga, complessa e che si è servita anche di collaborazioni internazionali» lo ha dimostrato. Lo ha sostenuto Manuela De Giorgi, Dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni FVG, che ha condotto le indagini. Queste, cominciate in Fvg, hanno individuato utenti di età varia, che sono oggi indagati, residenti in Campania, Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Piemonte e Veneto. «La Polizia Postale effettua monitoraggi continuamente e in modo silenzioso» ha proseguito De Giorgi, sottolineando che in questa inchiesta «il provider è statunitense e dunque tramite l'Fbi abbiamo svolto indagini articolate per i continui reindirizzamenti su altri siti e chat privati».

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Il Gazzettino