Investì e uccise un pedone sulla Pontebbana, assolto: «Non poteva vederlo per il buio»

L'incidente in Pontebbana nel 2016
Assolto perché il fatto non sussiste. In altre parole, Davide Luminoso, il 26enne trevigiano che il 15 gennaio 2016 travolse e uccise l’imprenditore 61enne Enrico...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Assolto perché il fatto non sussiste. In altre parole, Davide Luminoso, il 26enne trevigiano che il 15 gennaio 2016 travolse e uccise l’imprenditore 61enne Enrico Bettiol lungo la Pontebbana a Visnadello, non ha alcuna colpa. A stabilirlo il giudice Francesco Sartorio dopo anni di battaglia legale. Decisiva è stata la perizia disposta dal tribunale per ricostruire ogni dettaglio del sinistro.


LA PERIZIA
In sintesi, partendo dal presupposto che l’investimento è avvenuto lungo un’arteria poco illuminata per l’assenza di lampioni, che non erano presenti strisce pedonali e che l’investitore viaggiava a bordo della sua Ford Fiesta rispettando il limite di velocità, le conclusioni del consulente tecnico hanno stabilito che Davide Luminoso, difeso in aula dall’avvocato Giuseppe Basso, avrebbe avuto soltanto 1,14 secondi di tempo per evitare il 61enne dal momento in cui (forse scivolando) ha attraversato la Pontebbana a piedi. Tolto il tempo di reazione, stimato attorno a un secondo, il 26enne avrebbe dunque avuto 14 centesimi di secondo per sterzare o frenare. Praticamente una manovra impossibile, motivo per cui il giudice ha pronunciato una sentenza di piena assoluzione. 


LA VICENDA


«È sbucato all’improvviso, non l’ho visto». La versione del 26enne è sempre stata la stessa, anche se per la Procura sussistevano delle responsabilità a carico del giovane. Il processo però ha stabilito una verità diversa, individuando nella causa del sinistro una possibile caduta dell’imprenditore mentre stava attraversando la strada. «Un colpo di quel tipo - ha spiegato il consulente del tribunale - non potrebbe esserci stato se Bettiol fosse stato in piedi». L’imprenditore venne infatti centrato dalla parte sinistra e bassa del veicolo, venendo poi sbalzato per una trentina di metri, morendo sul colpo. Il 61enne, che abitava in via Roma ad Arcade, era il legale rappresentante della Termoidraulica Bettiol srl, la cui sede si trova a poche decine di metri dal luogo dell’incidente. «Dopo una giornata trascorsa insieme in auto - aveva spiegato all’epoca un suo stretto collaboratore in azienda - aveva deciso di tornare a casa a piedi. Non era la prima volta che lo faceva».

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino