PORDENONE -Un insospettabile 40enne della provincia di Pordenone, sposato, è stato arrestato per detenzione di materiale pedopornografico. Venerdì l’uomo...
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L’INCHIESTA
Le perquisizioni del Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online e del Compartimento Polizia Postale di Torino sono state estese a 15 regioni italiane, dopo che gli investigatori hanno scoperto in una nota piattaforma di messaggistica materiale pornografico realizzato con i minorenni. Complessivamente ai 50 indagati - una vera e propria comunità - sono stati sequestrati 100 reperti e decine di terabyte in cui si trovano migliaia di file contenenti materiale catalogato in base a età, sesso ed etnia delle piccole vittime. Da quanto è stato comunicato dalla Postale, il materiale illegale è molto diversificato. Si passa da foto con scene di nudo ad altre con contenuti raccapriccianti di abusi su minori, ritraenti vere e proprie pratiche di sadismo dove le vittime erano anche neonati, oltre a materiale autoprodotto in ambito familiare. Le accuse sono di detenzione, diffusione ed in alcuni casi, di produzione di materiale pedopornografico. Le indagini si sono avvalse anche di autentici pedinamenti virtuali che hanno permesso di identificare alcuni nickname usati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall’anonimato.
PEDINAMENTI VIRTUALI
Le indagini sono cominciate un anno fa e si sono avvalse della collaborazione del National child exploitation coordination center (NCECC) canadese, che ha consentito di riscontrare tra gli utenti di una piattaforma di messaggistica istantanea comportamenti in violazione delle regole del portale. Gli investigatori sono stati molto abili a entrare in contatto con i pedofili attivi in rete e a decifrarne il linguaggio. Tre gli arresti maturati durante le perquisizioni in quanto sono stati trovati in possesso di ingenti quantitativi di materiale pornografico che riguardava minori. Il materiale veniva condiviso a livello internazionale, anche grazie a connessioni aperte per non rendere identificabile la postazione da cui avvenivano gli scambi. La Polizia Postale è riuscita a isolare la posizione dei singoli nickname recuperando per ognuno di loro il materiale condiviso ed estrapolando le connessioni IP utili alle indagini. A quel punto una lunga e capillare attività di indagine fatta di ricerche Osint (Open Source Intelligence, è l’attività di raccolta d’informazioni mediante la consultazione di fonti di pubblico accesso) ha portato fuori dall’anonimato della rete i pedofili. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino