Paziente trascurato, l'ospedale Fatebenefratelli condannato a risarcire 200mila euro

L'episodio risale al luglio del 2018 e riguarda un paziente anziano morto poco dopo essersi allontanato autonomamente dalla struttura

L'ospedale Fatebenefratelli di Venezia
VENEZIA - Un anziano sofferente di un grave deficit psichico riuscì ad allontanarsi dalla struttura sanitaria nella quale era ricoverato, probabilmente per colpa di...

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VENEZIA - Un anziano sofferente di un grave deficit psichico riuscì ad allontanarsi dalla struttura sanitaria nella quale era ricoverato, probabilmente per colpa di una porta lasciata aperta, restando a vagare per ore per le calli veneziane, in stato confusionale, fino a quando fu colto da un malore a seguito del quale morì poco più tardi.


L’episodio, avvenuto nel luglio del 2018 al Fatebenefratelli di Venezia, è stato sottoposto al vaglio del Tribunale civile di Venezia che, con sentenza resa nota pochi giorni fa, ha condannato il gestore dell’ospedale, la Provincia Lombardo-Veneta Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio Fatebenefratelli a risarcire oltre 200mila euro alla figlia della vittima, assistita dall’avvocato Matteo Giacomazzi. Il giudice Roberto Simone ha invece rigettato le richieste presentate da nipote e genero che, nel corso della causa, non hanno provato il legame di parentela con il defunto, né di essere stati con lui conviventi.
È stata la consulenza tecnica disposta dal Tribunale a concludere rilevando «gravi lacune nelloperato del personale della struttura in relazione alla prestazione di sorveglianza e cura del paziente», che era ospitato in regime di “sollievo” per un periodo limitato, e con pagamento a carico dei familiari.


MACROSCOPICHE INADEMPIENZE
La dimissione dell’ottantatreenne era prevista per il 23 luglio, ma su richiesta dei familiari fu spostata al 24, giorno in cui l’anziano si allontanò dal reparto, dotato di porte provviste di codice.
Il medico nominato dal giudice ha evidenziato una carenza di attenzione rispetto agli atti amministrativi e di controllo (nella cartella clinica, ad esempio, fu annotata la dimissione del paziente in un giorno in cui invece era ancora ricoverato), «imprudenza nella dimissione di un paziente in terapia con anticoagulanti» nonché mancata somministrazione dei farmaci necessari nei giorni del 23 e 24 luglio.
Dalla consulenza tecnica risulta che «il comportamento della struttura non sia stato prudente, né tantomeno diligente», tanto che il giudice conclude parlando di inadempienze «macroscopiche», rispetto agli obblighi di protezione e di cura del paziente.
Nel corso della causa il Fatebenefratelli, assistito dall’avvocato Diego Modesti, si è difeso respingendo ogni addebito e sostenendo che «la condotta del personale della struttura era stato pienamente conforme ai protocolli». 
Ben diverse le conclusioni del Tribunale civile, secondo il quale vi è un preciso nesso di causalità tra le responsabilità del Fatebenefratelli e il decesso dell’anziano che, se assistito e curato in maniera adeguata, «avrebbe potuto sopravvivere più a lungo».


La sentenza potrà essere impugnata in appello, ma nel frattempo è provvisoriamente esecutiva.
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Il Gazzettino