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RONCADE - Il primo prodotto alimentare a base di farina di insetti immesso nel mercato in Italia parla trevigiano. Sono le patatine, anzi, le chips, targate Fucibo, società fondata da Davide Rossi e Lorenzo Pezzato, imprenditore 46enne di Biancade. Oltre al negozio online, a breve si potranno trovare anche sugli scaffali dei supermercati. «È il primo prodotto italiano a base di insetti commestibili – sottolineano dall’azienda – l’unico realizzato con farine di insetti autorizzate dalla Comunità Europea».
IL PERCORSO
Il punto di partenza è stato proprio il via libera arrivato lo scorso maggio dall’Unione Europea alla commercializzazione del primo insetto come alimento: le larve gialle essiccate del tenebrione mugnaio, meglio note come le tarme della farina. Il timbro è stato messo dopo la valutazione scientifica dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. E in prospettiva potrebbe anche essere vista come un’opportunità in più nel caso in cui la farina tradizionale dovesse effettivamente scarseggiare a causa dell’emergenza legata alla guerra esplosa in Ucraina. È la stessa Fucibo a chiarire che nella pianura padana ci sono tutte le condizioni necessarie per avviare un importante sistema di allevamento di insetti destinati al settore alimentare.
LA SCELTA
Le prime chips sono uno snack di mais cotto al forno, disponibile nei gusti pizza e formaggio. «È stato studiato appositamente per avvicinare i consumatori agli insetti commestibili in modo facile e accattivante – spiega Pezzato – perfetto per accompagnare un momento di condivisione durante un aperitivo o una festa, ma ottimo anche da apprezzare da soli per un break alternativo e innovativo». «Gli insetti sono una fonte di proteine complete, di ferro, di vitamine e sono incredibilmente sostenibili – aggiunge – per la loro produzione si richiede meno acqua, meno cibo, meno suolo rispetto agli allevamenti tradizionali di bovini, suini, ovini e avicoli.
SOSTENIBILITÀ
Dopo le tarme della farina, di seguito, potrebbe essere la volta dei grilli. C’è anche una questione di sostenibilità ambientale, tutt’altro che secondaria. «L’allevamento degli insetti abbatte fortemente la produzione di gas serra: i grilli, per esempio, producono 80 volte meno emissioni rispetto ai bovini. E anche le quantità di acqua e di suolo necessarie si riducono drasticamente – tirano le fila da Fucibo – la popolazione globale è in forte e costante crescita. Le risorse alimentari e ambientali non sono sufficienti a sostenerne il ritmo. Gli insetti non sono soltanto una formidabile fonte alternativa di proteine immediatamente disponibile per i Paesi in via di sviluppo, ma anche uno strumento con cui cambiare il modello di produzione alimentare in quelli sviluppati, rendendolo sostenibile ed ecocompatibile». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino