Addio al profumo dei dolci di Fiabane: “Toni pastina” va in pensione dopo 55 anni di pasticceria

Ultimi dolci di Toni Pastina: dopo 55 anni va in pensione
BELLUNO - Dopo 55 anni tra montapanna, impastatrici e bignè alla crema “Toni pastina” passa la mano. Così, con affetto, i bellunesi chiamano Antonio...

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BELLUNO - Dopo 55 anni tra montapanna, impastatrici e bignè alla crema “Toni pastina” passa la mano. Così, con affetto, i bellunesi chiamano Antonio Fiabane, il pasticcere titolare dell’omonimo storico laboratorio con vendita al minuto in via Carrera al numero 13. Un laboratorio che è quasi figlio unico in centro città. Ma non era così quando, nel 1966, Toni decise di dedicarsi alle dolce delizie: «C’erano le pasticcerie Costa, Giaffredo, Manin, Deon, Agostini, Amleto, ma quello che ha resistito sono io, son al pì vecio», è il racconto di Toni, bellunese doc, di Bes per essere precisi. 



LA STORIA
L’inizio, in realtà, fu in un panificio, al Bianchet di via Roma, nell’agosto 1964. «Non avevo ancora compiuto 14 anni - racconta Antonio Fiabane -, mi diedero una bicicletta con due grandi cesti, uno davanti ed uno dietro, così portavo il pane in casa, in Centro storico, a Mussoi, a Baldenich, a Cavarzano». A suo dire, quindi, non li hanno inventati adesso i fattorini della consegna a casa che si vedono in Tv, quelli del delivery insomma, i Glovo e i Justeat. «Esistevano già, ne sono parte anche io», Antonio ci scherza su. Nel 1966 entra nel mondo dei dolci, come apprendista alla pasticceria Costa di via XXX aprile, vicino alle Poste centrali: «Erano gli anni della torte a sei piani. Prima della moda, negli anni Novanta, delle torte con le forme più strane, dalla mezzaluna a quella con le orecchie di Topolino». Fino all’entrata in pasticceria della fotografia, con le cialde che uscivano da una stampante. Anni in cui non vi erano controlli dell’Uls: «Nessuno passava a vedere alcunché, ora è meglio così, per la tutela del prodotto e della clientela».

IN VIA CARRERA 
Il 1985 è l’anno della svolta: Antonio Fiabane, dopo varie esperienze da dipendente tra Belluno, Cortina, San Vito di Cadore e Bibione, tira su il sipario al proprio laboratorio, quello attuale a due passi da piazza dei Martiri e altri due da piazza Piloni. Gli affari vanno bene, con commissioni anche da note grandi aziende. «Per ogni occasione i bellunesi ordinavano una torta o il vassoio di paste - ricorda -. O perché bisognava festeggiare la promozione sul lavoro o una nascita, o perché si era acquistata l’auto o la casa nuova. Organizzare un rinfresco, poi, era una abitudine di molti. Consuetudini, queste, sparite da anni». Ma per stare sul mercato ci si deve adeguare. Toni Fiabane ha visto vari passaggi nel gusto: «Nessuno oggi chiede meringate o Saint Honorè – afferma con il suo solito, efficace, tono scherzoso - ma anche i cannoncini sono morti, proprio come le scatole di cioccolatini. La richiesta va dalle mousse ai macarons alle panne cotte. Piacciono le pastine alla frutta, inesistenti fino a 20 anni fa». Diplomatiche e bavaresi rimangono, comunque, un sempreverde, una sorta di specialità di casa Fiabane. A proposito di ricette: quale l’ingrediente per essere un buon pasticcere? «Metterci creatività, con piccole varianti, e saper decorare, perchè la presentazione conta quanto la qualità del prodotto».

LA NUOVA ERA

Dopo il Duemila è, pure, cambiato il modo di acquistare: «Lo stile è quello del last minute. Non si usa più prenotare, neppure per i dolci tipici delle festività. Tutto è deciso all’ultimo, proprio come per il biglietto di volo aereo». Altro cambiamento riguarda le allergie in aumento e i celiaci: «C’è chi chiede di non usare farina, chi latticini, chi burro. Un mercato che è del 20%». Toni non nasconde un pizzico di emozione, immerso tra le vecchie foto delle sue torte. In un angolino tiene una targa. Racconta di lui come mecenate nello sport. Recita: «Antonio Fiabane, primo presidente e pioniere dei tuffi a Belluno». È anche grazie al pasticcere con laboratorio in via Carrera, dunque, se Noemi Batki è partita per la sua quarta Olimpiade. Lei, difatti, non si dimentica mai, quando passa a Belluno, di salutare il presidente che la vide bambina sui trampolini della piscina di Lambioi. «E vuole sempre, ancora oggi, mangiarsi le mie pastine».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino