La pasticceria Ardizzoni di Treviso compie 60 anni: «Il nostro cavallo di battaglia è la meringata. Il tiramisù? Sempre di moda»

Alessandro Ardizzoni, titolare della pasticceria, insieme al sindaco Mario Conte
TREVISO – La pasticceria Ardizzoni compie 60 anni. Oggi, 1° aprile, il negozio artigiano ha festeggiato l’importante traguardo. Sessant’anni di...

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TREVISO – La pasticceria Ardizzoni compie 60 anni. Oggi, 1° aprile, il negozio artigiano ha festeggiato l’importante traguardo. Sessant’anni di attività, e sempre nello stesso posto. Un sogno di Franco e Ivana, diventato realtà e consolidato nel tempo, portato avanti dal figlio Alessandro e da Anna con tenacia e dedizione, con un team solido ed affiatato, con l’obiettivo di portare dolcezza nelle case dei trevigiani ma anche di salvaguardare la tradizione senza sentire il bisogno di rincorrere la moda del momento, con professionalità e amore. Il negozio di via Nervesa della Battaglia, è un punto di riferimento insostituibile per molti, per Alessandro l’orgoglio di portare avanti con successo il sogno di papà Franco.

 

Come si festeggiano 60 anni di pasticceria?

«Anzitutto ho pensato di ricordarlo giornalmente con gli hastag. Ogni foto è estemporanea, abbiamo foto vecchie nei cassoni, foto recenti, foto stoccate in qualche computer vecchio o in chiavette. E’ come mettere ordine nella memoria. Poi sceglieremo una data per un brindisi e un rinfresco. Desidero inoltre lanciare una linea di lievitati dedicata a mio papà con le vecchie ricette perché noi siamo e rimaniamo la pasticceria della tradizione».

 

Quando nasce la storia di Ardizzoni?

«La nostra pasticceria è stata aperta il primo aprile 1964 da Franco e Ivana, e come amava ricordare mio padre, firmando una pila di cambiali, e ben presto è diventata una pasticceria apprezzata, prima nell’ambito comunale e poi varcandone i confini».
 

Lei quando entra in laboratorio?

«Ufficialmente a settembre 1985 appena finito il servizio di leva, come semplice apprendista, anche se fresco di diploma alberghiero, una dura gavetta che mi ha fatto conoscere la pasticceria dalla A alla Z, dalla pulizia delle placche da forno ai lavori in zucchero soffiato. Con me in laboratorio, mia mamma in negozio, e con uno staff consolidato con alla guida il capo pasticcere Riccardo Caratti, mio papà si è potuto concentrare sulle pubbliche relazioni, portando di fatto alla nostra pasticceria un respiro internazionale».
 

Le date salienti della vostra storia?

«Oltre al 1964, il 1980 primo restyling del negozio, il 1990 acquisizione dei locali dove viene realizzato il nuovo laboratorio, il 2017 secondo restyling del negozio, 2018 inserimento del piccolo angolo caffetteria e purtroppo il 2020 anno del Covid e della morte di mio papà».

 

Quando è avvenuto l’avvicendamento professionale?

«Il ricambio generazionale avviene il 29 dicembre 1999, sempre nel segno della continuità, ed il testimone passa ad Anna, mia moglie, ed a me. I tempi sono cambiati le nuove procedure e soprattutto la burocrazia, impongono un cambio di passo. Partecipiamo in quegli anni a concorsi nazionali ed internazionali con grandi soddisfazioni, e continuiamo a crescere. Insieme a me collaborano i “ragazzi del laboratorio” Mauro, Claudio ed Angelica, in negozio con l’Anna, mia mamma e la Cinzia, ed assieme cerchiamo di accontentare i nostri clienti».

 

Qual è il cavallo di battaglia di Ardizzoni?

«La meringata. Gli ingredienti alla fine sono semplici, l’ingrediente speciale è il saper fare, il cosiddetto soramanego».

 

Il suo dolce preferito?

«La zuppa inglese, che facciamo solo su ordinazione».

 

Il tiramisù è sempre un dolce di successo o è un po’ passato di moda?

«La sbornia non è affatto passata perché continua a essere rinverdita da mille manifestazioni. Francamente anche se noi cerchiamo di farlo bene (ho un ristorante che me lo compra dal 1972) per me il tiramisù è un dolce di casa, non l’ho mai considerato un vero dolce di pasticceria. Poi non chiamerei tiramisù le cosiddette ricette creative. Un dessert ai mirtilli o fragole non dovrebbe chiamarsi tiramisù».

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Il Gazzettino