Pasta Zara, il tribunale frena i creditori: futuro "protetto"

Non potranno chiedere azioni esecutive e fare istanza di fallimento fino alla fine del negoziato

Pasta Zara, il tribunale frena i creditori: futuro "protetto"
RIESE PIO X - Pasta Zara potrà continuare a trattare con i creditori per raggiungere un accordo, senza che questi possano avviare procedure per il recupero forzoso di...

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RIESE PIO X - Pasta Zara potrà continuare a trattare con i creditori per raggiungere un accordo, senza che questi possano avviare procedure per il recupero forzoso di quanto spetta loro. Di conseguenza, scongiurando anche l'eventualità che presentino istanza di fallimento. Il Tribunale di Treviso, con un provvedimento emesso l'altro ieri a firma del giudice Bruno Casciarri, infatti, ha disposto una protezione rispetto a possibili azioni esecutive fino al termine dell'iter di composizione negoziata. Ovvero, un ulteriore programma di risanamento e di intesa sui debiti, coadiuvato da un esperto indipendente, dopo che a maggio l'omologa del concordato preventivo era stata definitivamente bocciata dalla Corte di Cassazione. Il consulente nominato aveva dato parere favorevole, pur segnalando alcune criticità, prima fra tutte l'incremento del costo dell'energia. La composizione negoziata -secondo quanto riportato da fonti interne alla società citate dall'Ansa- era stata presentata prima dell'estate dagli studi legali Grimaldi e Legalitax, in seguito a un parere pro veritate del professore Stefano Ambrosini, esperto di crisi aziendali. Ad Ambrosini, quale figura di garanzia, si era rivolto anche il collegio sindacale dell'azienda di Riese Pio X a supporto giuridico della propria attività di controllo.


LA CRISI DEL 2018


Partita a fine XIX secolo come piccola ditta artigianale, Pasta Zara era via via cresciuta fino a diventare il secondo produttore italiano di pasta (con 400mila tonnellate annue, oltre ad altri generi alimentari) e il primo esportatore nel mondo del tipico alimento nazionale. Alla fine dello scorso decennio, però, era insorta la crisi, complici anche le svalutazioni delle partecipazioni nelle Popolari Venete. Travolta da una voragine finanziaria di quasi 300 milioni di euro di debiti lordi, nel 2018 l'industria guidata dalla famiglia Bragagnolo era stata costretta a chiedere il concordato preventivo. Nel 2020, il piano concordatario -con il relativo accordo con gli interessati per la restituzione di una percentuale del debito- è stato omologato dal Tribunale del capoluogo. Alcuni dei creditori che non si ritenevano soddisfatti da questo compromesso, in primis Banca Finint, Finanziaria Internazionale Sgr e Banco Tre Venezie, oltre a Sace, hanno però presentato ricorso e la Corte d'Appello ha dato loro ragione. Con una pronuncia con pochi precedenti, anche la Cassazione ha confermato la sentenza, di fatto cancellando i precedenti accordi. Il pastificio trevigiano ha dunque intrapreso la strada della composizione e ora, grazie alle misure protettive decise dal giudice, con i suoi
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Il Gazzettino