La Lega attacca Saia e l'avversario Lorenzoni lo difende: «E' la destra moderata»

Saia e Lorenzoni
PADOVA La politica riserva gli scenari più incredibili. Per esempio, che un ex vice vicesindaco e oggi consigliere regionale, arrivato prima a Palazzo Moroni e poi a...

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PADOVA La politica riserva gli scenari più incredibili. Per esempio, che un ex vice vicesindaco e oggi consigliere regionale, arrivato prima a Palazzo Moroni e poi a Palazzo Balbi, con il sostegno della sinistra, compreso il popolo arancione, prenda le difese di un esponente della destra, con un passato da militante nel Msi e in Alleanza Nazionale. E invece è proprio così e Arturo Lorenzoni, già competitor di Zaia nella corsa per il governo veneto, ieri non ha perso tempo e ha voluto replicare alle esternazioni di Roberto Marcato, assessore veneto e membro del direttorio della Lega, il quale aveva definito lo stesso Saia il Ciampolillo di Padova in riferimento al fatto che il presidente del Maap ha aderito al movimento La Buona destra, che prende le distanze da leghisti e Fratelli d'Italia.


Lorenzoni, cosa succede? Lei difende Saia?
«No, credo possa farlo da solo. Tra l'altro io lo conosco poco, però ritengo che sia assolutamente condivisibile la sua scelta politica perchè oggi non c'è bisogno di una destra sovranista, come quella rappresentata dalla Lega, o antidemocratica, come quella emersa dalle recenti uscite della Donazzan. Saia l'ha capito, come ha intuito che oggi servano alleanze sui progetti e sui contenuti, non sulle appartenenze. Su questi presupposti è evidente che la destra moderata si senta a disagio e quindi metta in campo un'alternativa».
Ma alla fine anche la destra di Saia dovrà per forza trovare un punto di incontro con la Lega.
«Non è necessario. Mi aspetto invece che possa trovare maggiore condivisione in un progetto comune con il mondo democratico, piuttosto che con questa destra, estrema sia in Regione, che a livello nazionale».


Vede quindi all'orizzonte alleanze politiche nuove?
«Certamente, perché gli equilibri si stanno modificando. Ci sono tante iniziative di ri-aggregazione dei moderati che io credo siano interessanti se trovano una prospettiva comune e se riescono a consolidare il dialogo con il Partito democratico, e con tutti i suoi derivati».


Marcato ha anche criticato aspramente l'amministrazione comunale, di cui anche lei fino all'estate scorsa faceva parte.
«Diciamo che ha esibito in modo plateale le sue aspirazioni a correre come candidato sindaco nel 2022. Dice di auspicare che Padova torni alla destra per toglierle il freno a mano con cui è andata aventi negli ultimi tre anni. Ma forse dal palazzo sul Canal Grande in cui si trovava non ha compreso cos'è successo».


A cosa si riferisce?
«Per esempio, i problemi che stanno emergendo nel rinnovamento dell'inceneritore di Padova sono dovuti proprio alla mancanza di un indirizzo regionale nella politica dei rifiuti, con il piano scaduto. E lo stesso vale per quanto riguarda il ritardo nello svecchiamento del sistema ferroviario, in cui manca un'interlocuzione coordinata con le ferrovie; nella creazione di un sistema fieristico regionale; nella creazione di un polo delle imprese di servizio pubblico regionale. Tutti ambiti in cui il Veneto risulta non pervenuto. E di chi è la responsabilità se non sua e della giunta di cui fa parte?».


Marcato non ha escluso la possibilità di candidarsi per Palazzo Moroni.


«Diciamo meglio che ha esternato in modo plateale le sue aspirazioni, perché teme di non essere protagonista di quella partita. Dovrebbe avere un bel coraggio a presentarsi, ma farebbe un regalo al mondo democratico. E' una persona simpatica, ma Padova ha bisogno di tutt'altro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino