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Siamo tutti negativi, ma bisogna fermarsi. Renato Lauria tira un sospiro di sollievo ma avverte: siamo una bomba a orologeria. Il mister del Belluno accoglie con felicità la notizia arrivata ieri della negatività dell’intero gruppo, giocatori e staff, ma riflette a voce alta sulla drammatica situazione generale, a cui il calcio deve assolutamente accodarsi riconoscendo le priorità. «In questo momento la priorità non sono le nostre partite e i nostri recuperi - ammette Lauria - anzi, sinceramente in questo momento eviterei di fare cavolate». Il calcio deve fermarsi? «Sì. Noi siamo ufficialmente tutti negativi (il Belluno aveva due casi di positività, ndr), ora dobbiamo aspettare i tamponi d’uscita di domani (oggi, ndr) e giovedì e, se confermati negativi, potremmo tornare ad allenarci venerdì, a parte i due ex positivi per cui il protocollo è più lungo. Oggi inoltre insieme all’esito dei tamponi è stata anche accolta la richiesta di rinvio del recupero con il Montebelluna, dal 15 al 22. Ma secondo me non bisognerebbe giocarlo proprio, non fino al prossimo anno. Come può in questo momento storico e sociale essere una priorità il recupero delle partite? Davvero è fondamentale arrivare tutti allineati per poi ripartire dallo stesso punto? Non è forse più urgente, se non essenziale, evitare danni ben peggiori di un calendario spaiato?». Si riferisce alla situazione generale? «Mi riferisco agli ospedali pieni e ai letti che vengono tolti agli altri reparti per rispondere all’emergenza Covid. E al non rendersi conto di quanto sia pericolosa una squadra che gira di qua e di là, con decine di ragazzi potenzialmente positivi». Situazione fuori controllo? «Alcuni casi incredibili dovrebbero servire a livello generale per capire quanto poco ci voglia, è veramente un attimo: dalle spiegazioni in allenamento, allo spogliatoio, a una borraccia… Chiaro, ora di borraccia ognuno ha la propria, ma il gesto di prendere la prima che ti capita dal cesto delle borracce fa parte di una vita trascorsa in campo, una disattenzione può capitare. E può bastare. Le squadre di calcio, composte da giovani che se positivi è riscontrato essere spesso e volentieri asintomatici, sono dei vettori pericolosissimi. Siamo un mezzo del contagio, portiamo a spasso il virus, vi sembra normale continuare a farlo?». Detto da lei, che di calcio lavora… «È secondario.
Il Gazzettino