VENEZIA - L’Oms dice: un ospedale che fa 500 parti l’anno non è sicuro, anzi è un vero e proprio rischio, questione di esperienza. E gli amministratori locali aggiungono...
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Stando ai numeri (i più bassi sono i 105 parti di Pieve di Cadore) non sono neppure i più bassi d’Italia. Ci sono infatti strutture che effettuano ad esempio 35 parti l’anno, come Villa Regina in provincia di Bologna, oppure 21 parti come l’ospedale Nagar in provincia di Trapani.
I conti li ha fatti l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) per contro del Ministero della Salute che ancora un paio di anni fa aveva dato mandato alle Regioni di adeguare i numeri, chiudendo tutte quelle strutture che effettuavano meno di 500 parti l’anno.
Purtroppo, come spesso accade, è il campanile ad avere la meglio e anche se costosi e poco sicuri secondo gli standard questi reparti non sono stati sfiorati (in Veneto) neppure dal "Piano socio sanitario regionale". Per alcuni reparti la chiusura, in effetti, sarebbe stata problematica, prendiamo Asiago ad esempio. Anche se i bimbi che in un anno nascono nell’Altopiano sono 134, per una donna in preda alle doglie scendere a valle (Bassano in questo caso) non sarebbe l’ideale. Così vale per Pieve di Cadore, dove i parti sono solo 105, uno ogni 3 giorni scarsi. Per le maternità di Adria e Trecenta una razionalizzazione si era tentata, pensando di spostare l’attività su Rovigo, ma poi ogni mediazione con il territorio era fallita. Lo stesso vale per Piove di Sacco nel Padovano. Unico reparto che è stato chiuso è Villa Salus, privato, che faceva 438 parti l’anno.
Ma se Oms e Ministero fanno prevalentemente un discorso di sicurezza, chi amministra fa anche due conti. Tra medici, ostetriche, infermiere, apparecchiature e strutture un reparto costa oltre il milione di euro l’anno. E allora perché non si taglia? «Sono state scelte obbligate, alcune sono località turistiche e in alcuni periodi dell’anno si riempiono - spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto - In alcune aree, come il Rodigino, c’è una polverizzazione incredibile della popolazione. Abbiamo dovuto decidere di dare risposte alle gente».
E per quanto riguarda la manualità, l’assessore ritiene che non ci siano rischi. «Non credo proprio che il nostro personale abbia il pericolo di perdere la manualità, come teme l’Oms, perchè ha modo di professionalizzarsi, anche frequentando altre realtà». È il Ministero invece che in momenti di vacche magre guarda sempre più con interesse alle razionalizzazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino