Addio al cipresso plurisecolare malato. I residenti lo salutano con un’epigrafe

PRIMA E DOPO Il cipresso era un simbolo di Mazzorbo; a destra ciò che ne rimane dopo l’abbattimento
MAZZORBO - Il cipresso nel parco giochi di Mazzorbo non c’è più. Dopo circa duecento anni di storia, resistendo a venti, pioggia, intemperie e calure estive,...

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MAZZORBO - Il cipresso nel parco giochi di Mazzorbo non c’è più. Dopo circa duecento anni di storia, resistendo a venti, pioggia, intemperie e calure estive, la lesione interna lunga sette metri ne ha reso necessaria la rimozione. Un vero e proprio lutto per i residenti delle isole della laguna nord, che da sempre erano affezionati all’albero alto 18 metri con una circonferenza del tronco di quasi due metri e un diametro di 62 centimetri. Al punto che ieri a Burano è apparsa anche l’epigrafe, ironica, ma dal sapore agrodolce, perché se da un lato il ricordo per un albero rimane piacevole, dall’altro c’è la tristezza nel vedere sparire uno dei punti di riferimento per chi risiede nella zona. La testimonianza giunge proprio dall’epigrafe che recita: «Un albero di circa duecento anni almeno, ha visto crescere bambini e ricorda anche il passato cimiteriale di quel luogo, non cadde durante le guerre». 


LE TESTIMONIANZE


Tra i ricordi che gli abitanti hanno del cipresso c’è anche il fatto che fosse immortalato da pittori provenienti da ogni dove: le case colorate, la vita buranella, i biscotti, i merletti e anche lui. «Ritratto nelle pennellate dei pittori vedutisti più famosi ergersi con eleganza nel suo angolo da cui controllava tutto», continua l’epigrafe. Immancabile, dopo il nome, il «ne danno il triste annuncio gli abitanti di Burano e Mazzorbo». Prima di accendere la polemica sulla scelta dell’abbattimento: «Senza preavviso sono stati deturpati di uno dei simboli storici dell’isola. Un simbolo e una storia che viene tramandata da secoli, quanto i pescatori di un tempo vedendo l’albero sin da lontano, come fosse stato un faro, capivano di essere arrivati a casa. Non fiori ma solo disdegno e profonda tristezza per l’accaduto». Proprio su questo tasto battono i residenti, che chiedono all’amministrazione comunale un preavviso nel caso si decida per un abbattimento. Purtroppo però non c’era niente da fare, dal Comune fanno sapere che i rischi erano maggiori dei benefici e non sarebbe stato sensato indugiare. A determinare la fine del cipresso è stata una perizia in cui si legge la classe di gravità “D-estrema”, determinata da «ampia lesione longitudinale da terra fino a circa sette metri sul lato sud del fusto e presenza di un “varco” bella porzione mediana della chioma in corrispondenza della zona con legno disfunzionale». Ma non solo, dato che l’albero, monitorato, ha subito un peggioramento delle condizioni dall’estate a questi giorni: «Si evidenzia un cretto longitudinale nella porzione nord che ha subito un repentino allargamento». Senza considerare che un’eventuale caduta del cipresso avrebbe potuto porre a rischio l’incolumità dei piccoli frequentatori del campo. Dal Comune hanno reso noto che quanto prima il simbolo sarà ripristinato. 
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Il Gazzettino