Contesta la parcella da pagare: fango su architetto e avvocato. Finisce in tribunale per diffamazione

Email considerate diffamatorie, a processo
FELTRE - Non era soddisfatto della prestazione professionale ricevuta dall'architetto e avrebbe messo in campo una vera e propria campagna diffamatoria contro il...

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FELTRE - Non era soddisfatto della prestazione professionale ricevuta dall'architetto e avrebbe messo in campo una vera e propria campagna diffamatoria contro il progettista e il suo avvocato. Una vicenda che è approdata ieri in Tribunale a Belluno dove è alla sbarra per diffamazione aggravata Rinaldo Fregona, 54enne di Feltre, difeso dall'avvocato Gherda Forolin. Parte civile l'architetto finito nel mirino, e il suo legale, entrambi difesi dall'avvocato Liuba D'Agostini.

In Tribunale a Belluno il processo è entrato nel vivo e hanno risposto alle domande le parti offese e l'imputato. Prodotte in aula anche le email corpo del reato, ovvero le missive che Fregona avrebbe inviato a vari enti, come Comune, Avepa, enti economici pubblici e privati asserendo cose assurde sui due professionisti. Una macchina del fango che si era innescata nel periodo anteriore al 16 gennaio 2020, quando scattarono le denunce. Era partita quando l'avvocato dell'architetto gli aveva notificato l'atto di pignoramento per il lavoro non pagato al professionista.

Un lavoro fatto bene, come accertato dal Tribunale che ha confermato il credito vantato nella parcella dell'architetto. Contestato però dall'imputato: tra le sue mail anche quella pesantissima intitolata istigazione al suicidio in cui ventilava che, per colpa dell'architetto, a seguito dei suoi «errori di progettazione» e del suo avvocato, sua madre «avrebbe finito male i suoi giorni». E ci furono ancora altre lettere in cui insinuava, come recita l'accusa della Procura che «l'architetto poteva contare, grazie al proprio legale, sull'omertà del consiglio dell'ordine degli avvocati» e che farebbe «uso delle istituzioni per rubare soldi alle famiglie». L'imputato ieri ha confermato che quelle missive erano state scritte da lui, ma spiegato che tutto era nato in un momento di disperazione. Si torna in aula il 31 marzo prossimo per le conclusioni e la sentenza.

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Il Gazzettino