La padovana con il cuore indiano, ecco chi è Sofia Taglioni, fra le protagoniste de Il Paradiso delle Signore

La padovana con il cuore indiano, ecco chi è Sofia Taglioni, fra le protagoniste de Il Paradiso delle Signore
Le competenze collaterali alla recitazione lasciano impressionati. Dal canto (mezzo soprano) alla danza moderna, alla boxe al combattimento scenico con spade e bastoni, fino...

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Le competenze collaterali alla recitazione lasciano impressionati. Dal canto (mezzo soprano) alla danza moderna, alla boxe al combattimento scenico con spade e bastoni, fino all'arte marziale Kalaripayattu e ai balli Gotipua e Chau apprese in India. Sofia Taglioni, padovana classe 1988, non è un'attrice nonostante il suo volto sia oggi conosciuto dal grande pubblico grazie ai ruoli nella quarta stagione della fiction Rai Il paradiso delle signore (2019) e prima nella seconda serie de La strada di casa.


Sofia, a quali progetti sta lavorando ora?
«Stiamo girando una serie Rai in uscita nel 2021, Covid permettendo. È ambientata a Torino e ruota attorno alla nascita del primo cuore artificiale. È un progetto interessante e lavoro con persone con cui mi trovo bene».


Ci sono altre cose in ballo?
«Il Paradiso è fermo, mentre c'è un'ipotesi nuova per Sky, ma è prematuro parlarne. Invece lavoro a una mia opera teatrale dalla Medea di Euripide. Sarà una riscrittura moderna in chiave comica, per sfatare il mito della donna ferita, e mi diverte molto».


Come è diventata attrice?
«Da bambina mi piaceva creare spettacoli a casa, coinvolgendo le amiche. Poi nel tempo la passione per la recitazione è emersa: l'arte ha sempre fatto parte di me, già in famiglia». 


Qual è stato il suo percorso? 
«Ho iniziato con il Tam Teatromusica a Padova, poi l'Accademia dello Stabile del Veneto. E infine laurea al Dams».


A quel punto è iniziato il percorso in teatro?
«Non proprio. Laureata e diplomata, tra il 2014 e 2015 ho abbandonato tutto per un'esperienza con musicisti e danzatori in una theater house in India. Poi il ritorno in Italia. Ho collaborato con l'ERT Emilia Romagna, con la compagnia Menoventi».


E quindi il passaggio davanti alla telecamera. Come è andata?
«Nel 2017 ho deciso di stabilirmi a Roma. Avevo il mito del cinema e dell'audiovisivo, ma è stata dura. Lavoravo come cameriera, con incontri umanamente forti, e nel frattempo cercavo contatti e giravo agenzie. Volevo provare a lavorare davanti a una camera... e invece ho iniziato da dietro alla macchina, come assistente regista. Questo mi ha insegnato molte cose. E poi hanno iniziato ad arrivare i primi lavori con la televisione».


E il cinema?
«Ancora no. Però già quello che faccio è un sogno e aspetto l'occasione per crescere».


Un sogno nel cassetto?
«Dirigere io stessa un film e magari produrre lavori in cui credo. Ho come modello Cassavetes, regista straordinario».


Come vede il cinema italiano oggi? 
«Ci sono giovani registi poco conosciuti che hanno una gran voglia di raccontare».


E il teatro?
«È una grande madre. Ci attingo costantemente, perché permette un'analisi critica della società».


Qual è il suo rapporto con Padova e il Veneto? 
«Io devo molto a Padova. Anche se mi sono staccata, la città ha visto la mia infanzia e un'adolescenza drammatica ma bella». 


Come vive questo nuovo lockdown?


«Come un appiattimento di cultura, arte e socializzazione, che sembrano destinate a scomparire. Se stai fuori dalle istituzioni non lavori». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino