Marta, l'attrice veneziana del "Paradiso delle signore": «Mi sono licenziata e ho iniziato una nuova vita»

Marta Richeldi
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VENEZIA - Marta Richeldi, attrice veneziana che vanta un lungo curriculum soprattutto teatrale e ora volto noto della tv per la sua partecipazione alla popolarissima fiction Il Paradiso delle Signore su Rai 1, arriva all'appuntamento trascinando un trolley. «Sono in partenza per Rom, spiega.


Come mai ha deciso di rimanere a vivere in Veneto? 
«Per motivi familiari in primo luogo. Le mie radici sono qui. Abito in provincia di Venezia, in un piccolo centro, e in questa dimensione mi ritrovo. Ho bisogno di tranquillità, di raccoglimento, di una vita normale, con i miei affetti vicini. Mio figlio, innanzitutto, che ha dieci anni».


Quando è nato l'amore per la recitazione?
«Dopo la maturità ho iniziato a lavorare in banca. Non faceva per me e così dopo un corso di teatro tenuto da Antonino Varvarà, ho capito che volevo provarci. Il palcoscenico era per me un luogo straordinario dove potevo osare, andare alla scoperta di me stessa e dell'altro. Mi sono licenziata e con tre amici sono partita a fare provini. Ed è andata bene. E dopo la Scuola di Formazione con Luca Ronconi sono cominciati i primi spettacoli. Ho lavorato con registi come Federico Tiezzi, Franco Branciaroli, Alessandro Gassmann, Giuseppe Emiliani e Giorgio Sangati, in un repertorio classico e contemporaneo. Ho calcato i palcoscenici di tutta Italia ma ci tengo a sottolineare la collaborazione pluriennale con il Teatro Stabile del Veneto: l'ultimo spettacolo sono state Le baruffe chiozzotte di Goldoni per la regia di Paolo Valerio, nel 2017. Nel frattempo è arrivato anche il grande schermo».


Com'è lavorare per il cinema? 
«Ho partecipato a produzioni internazionali come il film The Golden Bowl diretto da James Ivory. Il mio personaggio subiva lo stesso destino del personaggio interpretato da Uma Thurman. È stata la mia prima breve esperienza cinematografica: una grande emozione! Sono stata nel cast di Faccia d'Angelo con Elio Germano e ho recitato ne L'uomo del labirinto di Donato Carrisi: un'intensa scena con Tony Servillo. E sebbene il teatro sia stato il mio primo amore, devo dire che il cinema mi ha conquistato per i suoi tempi: mi affascina la sfida di dover entrare in stati d'animo diversi rapidamente». 


E la sua esperienza di formatrice teatrale per ragazzi e adulti...
«Interpretare un personaggio significa mettere se stessi in circostanze che non ci appartengono. Per farlo, occorre imparare ad ascoltare, accogliere, non giudicare: un esercizio stupendo per l'uomo e per l'attore. Trasmettere agli altri quanto si è avuto la fortuna d'apprendere è molto arricchente». 


Veniamo all'esperienza del Paradiso dell Signore. Come spiega questo successo?
«È frutto di un grande lavoro di squadra, dal cast, ai costumisti, agli sceneggiatori, ai tecnici. La cura per i particolari (la fiction è ambientata negli anni Sessanta, ndr), le storie che si intrecciano intorno al grande magazzino, i temi trattati (l'emancipazione femminile, l'emigrazione, il boom economico sullo sfondo) riportano il pubblico a un'atmosfera familiare, talvolta nostalgica». 


Lei interpreta Silvia Cattaneo, una donna che vede naufragare il suo matrimonio e che ha speso la sua vita per vedere sistemati i figli. Quanto c'è di Silvia in lei?


«Ho amato fin da subito questo personaggio per la sua complessità: inizialmente ambiziosa e invadente nei confronti dei figli, con il tempo subisce una trasformazione. Il dolore la cambia, la rende più empatica, profonda. Questa Silvia mi è molto vicina, con le sue fragilità che diventano punti di forza. E la sua trasformazione continuerà ancora...».
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Il Gazzettino