Il papà del giovane pugile: «Tanta omertà, non sappiamo nulla della morte di Edo»

PADOVA - «È sconvolgente che a distanza di oltre due mesi noi genitori ancora non sappiamo che cosa sia accaduto a nostro figlio».  ...

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PADOVA - «È sconvolgente che a distanza di oltre due mesi noi genitori ancora non sappiamo che cosa sia accaduto a nostro figlio»


A parlare è Enrico Zattin il papà di Edoardo. Lo studente di Este, un comune di 16 mila anime ai piedi dei colli Euganei, morto a soli 18 anni la mattina del 24 febbraio dopo avere ricevuto un violentissimo colpo al capo due giorni prima mentre si allenava a tirare di boxe nella palestra di arti marziali Iron Dojo Team di Monselice, in provincia di Padova. 
 

LA DENUNCIA
Il padre ha rotto il silenzio dopo più di due mesi dal decesso del suo Edo, perchè vuole arrivare alla verità. «La sera del 22 febbraio, - ha dichiarato - Edoardo è entrato in palestra vivo ed è uscito in fin di vita a causa di un violentissimo colpo subito al capo, che ha causato la frattura parietale lato sinistro con conseguente emorragia che, nonostante l’intervento chirurgico, ha determinato il decesso. Questo è quanto ci hanno riferito i medici dell’ospedale sin dal primo momento escludendo patologie o cause naturali». 
 

LA RICOSTRUZIONE
Quel giorno Edoardo si era recato a scuola. Alla fine delle lezioni era rientrato a casa. Alle 18.50 ha varcato la porta d’ingresso della palestra. Si è cambiato ed è sceso sul ring per iniziare la seduta di allenamento. Edo, prima del colpo letale, avrebbe incrociato i guantoni con un compagno di 35 anni residente a Rovigo. Il pugno molto violento sopra l’orecchio sinistro, lo avrebbe incassato tra le 19.15 e le 19.25. 
Questo lasso temporale è stato accertato grazie a una serie di riscontri medico legali. Quando il corpo del ragazzo è stato sottoposto all’autopsia erano presenti, oltre al professore D’Errico autore dell’esame autoptico e nominato dalla Procura, il medico legale Luca Massaro e l’avvocata Sara Baldon nominati da Enrico Zattin, il medico legale Giovanni Cecchetto e l’avvocata Alessia Giolo in rappresentanza della mamma di Edoardo. Il Suem 118, quella sera, è stato chiamato alle 20.18. Quindi, quasi un’ora più tardi dal terribile pugno incassato dallo studente. L’ambulanza è arrivata poco dopo, alle 20.27. 
Il ragazzo, dopo essere stato sottoposto a una serie di manovre di rianimazione, è stato trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale civile di Padova dove è arrivato intorno alle 22. Il colpo gli ha procurato la frattura della teca cranica e una conseguente emorragia interna. Inoltre ha subito una serie di lesioni sulla parte destra dell’encefalo. Lo studente è stato ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, dove è stato sottoposto a una delicata operazione al cervello per cercare di rimuovere l’ematoma. Ma purtroppo i dottori non sono riusciti a salvargli la vita e la mattina del 24 febbraio è stato dichiarato clinicamente morto. 


La Procura ha così aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. I carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Maria D’Arpa, hanno sentito a più riprese chi era presente quella sera in palestra. Ma tutti hanno giurato di non avere visto nessuno colpire Edoardo. Ma papà Enrico non crede a questa versione dei fatti. «È altrettanto sconvolgente l’omertà - ha concluso - che si è creata attorno al fatto. La nostra speranza è che si faccia chiarezza ed emerga la verità».
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Il Gazzettino