Vive con la pensione minima, appello al Papa per il figlio disabile

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PORDENONE «Caro Papa Francesco, sono una piccola donna con la pensione minima e devo badare a due malati che percepiscono - per la loro invalidità - solo 292 euro mensili. Mi faccio coraggio, però comincio a avere paura di non farcela, perché tutti quelli ai quali mi sono rivolta negli ultimi anni non riescono (o non vogliono) cambiare l'attuale situazione: lo Stato, le istituzioni, i privati e persino la Chiesa, dopo che ho cercato di sensibilizzare chiunque». Comincia così la lettera che una pordenonese ha indirizzato al pontefice, per chiedere aiuto. I due malati ai quali la donna fa riferimento sono il figlio, invalido al 100% da circa sedici anni, e la compagna di quest'ultimo, a sua volta malata, che tuttavia non percepisce per ora il relativo assegno. La coppia vive in un appartamento nello stesso condominio della donna, che è amministratrice di sostegno del figlio. Proprio  l'appartamento che ha acquistato per lui a un'asta giudiziaria dopo che questi si è ammalato è il nodo che impedisce alla famiglia di usufruire di aiuti, stando a quanto spiega la donna. La proprietà dell'immobile innalza infatti l'Isee, impedendo l'accesso ad alcuni aiuti pubblici. L'assessore competente Eligio Grizzo (nella foto) spiega che comunque la situazione della famiglia è nota e seguita dai Servizi sociali del Comune. «Con soli 292 euro al mese mio figlio e la sua compagna non ce la fanno a vivere in due - spiega la donna - e sono io ad aiutarli. Si rivolgono a me per tutto, dal cibo all'abbigliamento». Quanto alle bollette, in entrambi gli appartamenti il riscaldamento è spento. Alcuni aiuti arrivano dalle borse spesa della San Vincenzo e dagli indumenti della Caritas. E a poco è servita anche l'iscrizione del giovane al Comidis, il servizio di collocamento mirato per le persone con disabilità, che in oltre dieci anni di malattia ha consentito al giovane di svolgere solo qualche piccolo lavoretto, ma non abbastanza per garantirgli l'autonomia economica. Se l'appartamento intestato al figlio è una garanzia per il suo futuro e non si tocca, la donna sta tentando ora - ma senza risultato - di vendere la nuda proprietà di quello in cui lei stessa vive, per raggranellare qualche soldo che consenta alla famiglia di andare avanti con un po' di tranquillità. Ora l'ennesimo tentativo di cercare aiuto, questa volta con la lettera indirizzata al pontefice, che si chiude con un appello, «Aiuto. Tu sei la nostra ultima speranza di ottenere risorse che ci permettano di sopravvivere. Sono molto devota agli angeli custodi e li prego sempre. Forze abbiamo bisogno di un miracolo impossibile, che magari tu puoi compiere».

Lara Zani
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Il Gazzettino