Papà annega per salvare la figlia, Filippo testimone-eroe di 10 anni: «Così l'ho tirata fuori dal fiume»

PEDEROBBA - «Stavo giocando là sulla spiaggetta e ad un certo punto ho visto le ragazzine che stavano andando sotto dentro e fuori dall’acqua e agitavano...

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PEDEROBBA - «Stavo giocando là sulla spiaggetta e ad un certo punto ho visto le ragazzine che stavano andando sotto dentro e fuori dall’acqua e agitavano le braccia. Sono andato lì, ho preso una delle due e l’ho tirata fino a dove toccava. Ho cercato di portarla fuori però mi faceva male e non ci sono riuscito. Poi è arrivato un uomo e ha salvato loro la vita. C’era un altro signore ed è entrato, non si era accorto che le avevamo già salvate, lui non sapeva nuotare ed è andato subito sotto, è sparito». Il piccolo Filippo ieri si è comportato da eroe. Nonostante i suoi 10 anni, appena ha visto le due ragazzine in difficoltà si è tuffato in acqua per soccorrerle, prima che altri due adulti, Mario Gerlin e Amor Ben Azaiez, amico della vittima, riuscissero infine a portarle a riva.


È in quegli attimi però che Mohsen Lammouchi veniva inghiottito dalla corrente. «Ci siamo conosciuti a Caerano ormai 15 anni fa e da lì siamo diventati amici stretti. Lui veniva sempre a casa mia e io andavo da lui, le nostre mogli si conoscevano e anche i nostri figli – afferma Ben Azaiez – Ieri mattina lui aveva fatto una visita a Castelfranco, poi ci siamo sentiti al telefono e abbiamo deciso di andare insieme sul Piave. Poi ho visto le nostre figlie che giocavano e ad un certo punto improvvisamente hanno iniziato ad agitarsi, erano in difficoltà. Io mi sono buttato subito e poi si è buttato anche lui ma non doveva farlo. Io so nuotare ma lui no». Pochi istanti. Un tuffo verso la figlia e di Mohsen Lammouchi si sono perse le tracce per due lunghissime ore.

 


 

LA CORRENTE ASSASSINA
La corrente del fiume lo ha tirato giù ancorandolo al fondale senza dargli modo di risalire. «Anche per chi sa nuotare era difficile – spiega l’amico – Io pensavo fosse uno scherzo fatto dalle ragazze perché sapevano nuotare ma poi ho visto che non era così e mi sono buttato. Avevo poco fiato ma qualcosa ho fatto. Lui invece è andato subito giù. Sul Piave è difficile nuotare anche per chi è bravo, c’è tanta corrente e il fondo è troppo profondo. Io ho toccato le rocce e mi sono riuscito a spingere verso la riva sennò me ne sarei andato anch’io».


IL CORDOGLIO


Mohsen Lammouchi era un punto di riferimento per la sua famiglia e anche per gli amici che lo descrivono come una persona buona e pronta a dare una mano. «Era sempre disponibile ad aiutare gli altri, si è buttato per salvare sua figlia e mia figlia e per loro ha dato la vita», afferma Ben Azaiez. Un legame talmente forte quello che Mohsen e Amor avevano costruito in questi anni di amicizia che si consideravano una famiglia allargata. «Lui è il nostro secondo padre, ci portava dappertutto quando avevamo bisogno – afferma Hamdi Ben Azaiez, figlio di Amor – Era una persona pronta ad aiutare gli altri, molte volte lasciava anche il suo lavoro per aiutarci. Non ho mai conosciuto una persona così». Nella spiaggetta sul Piave, vicino al cementificio Rossi, i volti dei bagnanti sono attoniti. Dopo il ritrovamento, intorno alle 20.15, il corpo di Mohsen Lammouchi è stato adagiato sulla riva del Piave, proprio lì dove si era tuffato per salvare sua figlia e l’amica.

 

 

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Il Gazzettino