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PADOVA - Sportivo, imprenditore moderno, appassionato di viaggi e di musica. Una vita attiva, sempre tra i suoi dipendenti. Eppure, a 85 anni, una banale caduta è stata fatale per Paolo Mescalchin, patron della Gamma 3 e fondatore della squadra di calcio femminile che portava il nome della sua azienda, arrivata a conquistare due scudetti con i colori del Padova. A darne il doloroso annuncio sono la moglie Tiziana con le figlie Carlotta e Cristiana, il genero Pietro Taucher e il nipotino Marco, canottiere e musicista appassionato, come il nonno. Fatale per l'imprenditore è stata una caduta in casa, sabato pomeriggio.
IL DOLORE
«Incredibile pensare che venerdì si sia fatto una nuotata in piscina e poi sia venuta a mancare perchè ha perso l'equilibrio per le scale - racconta provata la figlia Cristiana - Aveva sconfitto più volte il cancro. Eppure, una piccola caduta è riuscita a fermare un uomo sempre in movimento, sempre attivo, sportivo nell'anima e nel cuore. È deceduto stamane (ieri, ndr) all'ospedale di Abano Terme.
LA VITA
Paolo Mescalchin era noto per la sua attività di illuminazione Gamma 3, che realizzava lampadari e aveva sedi in varie parti del mondo. «La sua attività - ricorda la figlia Cristiana - nel momento più florido contava 60 dipendenti, ma aveva una rete di designer e di vendita che toccava l'America, la Russia, la Polonia, l'Asia. E poi oltre alla produczione c'era la rivendita padovana per cui è noto ai più».
Nonostante un ultimo periodo lavorativo difficile, Cristiana assicura che per tutta la vita il cuore del padre ha battuto per la sua impresa: «Ha vissuto forse più per i suoi dipendenti che per noi famiglia. E ha trasmesso a noi figlie e poi al suo nipote Marco, mio figlio che ha 11 anni, la passione per il bello in tutte le sue forme. Basti pensare che Marco è un canottiere e che a soli 11 anni è salito sul palco dello Sherwood festival per un concerto incredibile. È un creativo, proprio come suo nonno, ancor più che come suo padre che è un musicista famoso».
LE PASSIONI
Mescalchin è noto anche per aver istituito il Premio Gattamelata per il miglior sportivo Veneto. «Gli ultimi anni - evidenzia la figlia, sono stati di grande sofferenza dopo l'incendio che ha distrutto la società, che negli anni ha dato lavoro a tantissime persone. Mezzo secolo di imprenditoria bella che merita di essere raccontato e ricordato. Perchè per papà era tutta la sua vita, fin quasi all'eccesso. Amava quel che faceva in maniera appassionata».
Ma le sue passioni erano molteplici, in particolare quella per il calcio. «Ha creato la squadra femminile del Padova - ricorda la figlia - che all'epoca vinse una coppa Italia e due scudetti, ma poi ha vissuto nella sua campagna in una grande fattoria dove abitiamo tutti quanti insieme. Io e mia sorella siamo cresciute con il suo spirito libero di respiro internazionale, che ha trasmesso anche a suo nipote Marco. Io continuo a lavorare nell'illuminazione, a Milano, e mia sorella Carlotta è interior designer. Papà ci ha lasciato questa eredità: amare il bello, in tutte le sue forme. E spero la onoreremo come merita».
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Il Gazzettino