Paolo Costa sta tornando a casa, a Venezia: «Ho visto sullo smartphone video e foto mandate dai figli. Un disastro, un disastro. Barche in strada, vaporetti sopra le...
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E da veneziano doc parla così: «Il 4 novembre del '66 nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo, ma oggi no. Ieri e l'altro ieri l'allerta meteo lanciava l'allarme su un possibile fatto eccezionale. E poi quando si mettono in fila 4 cose: la luna, la pressione, il vento e la sessa (è l'onda dell'Adriatico che rimbalza dalla Croazia), qui a Venezia sappiamo che può succedere qualcosa di grosso...».
Il Comune ha sottovalutato?
«Per carità, il povero sindaco è l'unico che si è dato da fare. Se gli avessero dato le competenze della città metropolitana, avrebbe potuto prendere delle decisioni... Qui il problema è che si è rotta la catena di comando. Non si sa più chi deve decidere. Una volta c'era il 'comitatone' per Venezia con il ministro delle Infrastrutture e il presidente del Consiglio. Ma da quanto un presidente del Consiglio non lo riunisce più?».
Magari ci fosse stato il Mose...
«Sarebbe stato il momento per testarlo e magari convincere anche chi è contrario. E invece tutto fermo. Ma come le fermi le mareggiate senza paratie mobili? Non so, è come si fossimo dentro una bolla, una bolla di ignavia politica e amministrativa, di incapacità, in cui nessuno decide più nulla. La discussione sulla grandi navi va avanti da 7 anni e nessuno ha deciso nulla. È come per l'Ilva, se mi possono permettere il paragone, si lasciano marcire i problemi, nessuno si prende la responsabilità e poi arriva il disastro. Spero che almeno la sberla di oggi servirà a qualcosa».
CACCIARI - Massimo Cacciari, tre volte sindaco di Venezia, è sempre stato contrario al Mose, ma a questo punto afferma che dev'essere completato. «Sono stato lasciato solo - afferma su lL 7 - e avevo fatto presente a Prodi che sebbene il Mose fosse ad altissima tecnologia era criticissimo, cosa che poi si è rivelata».
Il Gazzettino