Il Veneto discute la legge: aree agricole di pregio se non hanno pannelli solari

Pannelli solari
VENEZIA - Mentre i prezzi di benzina e diesel continuano ad aumentare, il consiglio regionale del Veneto prova a disciplinare la produzione di energia alternativa attraverso i...

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VENEZIA - Mentre i prezzi di benzina e diesel continuano ad aumentare, il consiglio regionale del Veneto prova a disciplinare la produzione di energia alternativa attraverso i pannelli fotovoltaici. Giovedì, in Seconda commissione, inizierà la discussione della proposta di legge del leghista Roberto Bet e, da quanto si apprende, il testo potrebbe avere un'ampia condivisione. Dipende, ovviamente, dalle modifiche che il proponente presenterà in aula, dal momento che il testo (progetto di legge numero 97) risale allo scorso settembre e nel frattempo, oltre ai pareri formulati dalle associazioni di categoria, sono arrivate nuove norme nazionali, a partire dal decreto legge dello scorso 1° marzo sul contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale e sullo sviluppo delle energie rinnovabili.


Non è solo un tema di costi: già prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina con l'invasione da parte della Russia, il Piano per l'energia e il clima aveva fissato che entro il 2030 il 30% dei consumi finali lordi di energia dovrà essere coperto da fonti rinnovabili. Inutile dire che oggi siamo parecchio indietro: il rapporto Veneto100x100sostenibile presentato dal Pd e curato dai professori Alberto Bertucco, Arturo Lorenzoni e Paola Valbonesi, dice che il fotovoltaico in Veneto rappresenta la tecnologia con maggiore potenzialità di espansione, anche se oggi copre solo il 24,7% della produzione rinnovabile con il 67% della potenza installata su edifici e il 24% a terra. Per la cronaca: l'idroelettrico copre oggi il 50,4% della produzione rinnovabile, le bioenergie il 24,7%, l'eolico è praticamente inesistente (troppe aree protette e troppo poco vento).
Bet, che già aveva presentato una prima proposta di legge (pdl 41) nel marzo 2021 salvo poi ritirarla perché ritenuta a rischio di impugnazione per incostituzionalità, stavolta dovrebbe riuscire a far approvare il provvedimento. Ma, dopo le osservazioni giunte dalle categorie interessate, l'ipotesi è di aggiustare ulteriormente il testo. Stando a quanto si racconta a Palazzo Ferro Fini, l'idea è di specificare in maniera più precisa le aree idonee dove installare i pannelli: zone industriali, cave dismesse, capannoni, parcheggi, in pratica le cosiddette zone compromesse non agricole.
Secondo: dettagliare le aree non idonee. È qui che, oltre a quelle paesaggistiche e ambientali, verrebbero previste le tutele agricole. L'idea è di non vietare il fotovoltaico nelle aree agricole, anche perché la competenza è statale e la legge nazionale al riguardo non metti divieti, ma di porre dei paletti. Il concetto che dovrebbe emergere è quello delle aree agricole di pregio da individuarsi tramite le Province dopo aver sentito i Comuni. Una sorta di tutela dal basso, da parte di chi conosce i territori. Il terzo caposaldo che dovrebbe essere discusso è quello della burocrazia, dovrebbero cioè essere aggiornati i procedimenti autorizzativi.
Il Veneto, insomma, vorrebbe varare una norma che incentivi sì il fotovoltaico, ma non in maniera indiscriminata. E, soprattutto, coinvolgendo gli enti locali. Sarebbe un cambio di passo non di poco conto: oggi sono gli investitori a decidere dove mettere i pannelli (e va da sé che le scelte cadono nelle aree più convenienti), domani potrebbero essere i Comuni a pilotare le scelte.


I DISTINGUO

Tutt'altro che compatta, sull'argomento, la minoranza di centrosinistra. Il dem Andrea Zanoni è da mesi che si batte per proteggere i campi: «Non possiamo permettere di distruggere la poca campagna che ancora resta, trasformando la necessità di investire in energie rinnovabili in un business speculativo. E la maggioranza deve darsi una mossa. Lo scorso anno, a marzo, è stato presentato il Pdl 41 primo firmatario il collega Bet poi ritirato e sostituito il 20 settembre dal Pdl 97 dello stesso consigliere, con un ampio elenco di aree non idonee alla realizzazione degli impianti. Ma ancora, nonostante gli annunci e la contemporanea indignazione della maggioranza, non siamo approdati a niente».


Più possibilista lo speaker dell'opposizione Arturo Lorenzoni: «Servono regole, non divieti. I divieti non convengono né all'impresa agricola né alla società». Lorenzoni conviene che la «priorità assoluta» deve riguardare tetti e parcheggi, ma questo non significa vietare i pannelli nei campi: «In Veneto dal 2000 al 2018 si sono persi 83mila ettari di superficie agricola. Quegli 83 mila potevano essere utilizzati». E l'idrogeno? «Certo, ma il Rinascimento può iniziare già adesso con il fotovoltaico». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino