Dopo 65 anni di attività, il panificio Gobbo chiude: «Speriamo lo prenda qualcuno»

Panificio Gobbo, i titolari chiudono ora la speranza è che qualcuno lo rilevi
MOGLIANO - Dopo 65 anni d'attività, il panificio Gobbo va in pensione. Ringraziamo tutti i clienti con stima e affetto: firmato, i fratelli Gobbo. Con questo semplice...

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MOGLIANO - Dopo 65 anni d'attività, il panificio Gobbo va in pensione. Ringraziamo tutti i clienti con stima e affetto: firmato, i fratelli Gobbo. Con questo semplice messaggio affisso sulla vetrina in Galleria Aldo Moro a Mogliano, la famiglia Gobbo annuncia la chiusura definitiva dell'esercizio lasciando un vuoto colmato solo dalla storia di lavoro, di passione, di tradizione artigianale che hanno saputo costruire in tutti questi anni. Achille, Claudio e Valeria, i tre fratelli che assieme al padre Virginio hanno iniziato a lavorare sin da piccoli quando il loro forno si trovava in via Bianchi (sempre a Mogliano ma «in mezzo ai campi») hanno continuato l'attività in galleria Aldo Moro dal marzo del 1987 quando era da poco sorto il centro commerciale San Carlo. Avevano rilevato da poco l'attività del padre, che si era ammalato, e con l'aiuto di mogli, cognate e poi di figli e dipendenti, hanno creato una fiorente produzione di pane e pasticceria artigianale.


IL LIEVITO MADRE
«Ogni giorno, in tutti questi anni, abbiamo sfornato molteplici varietà di pane tradizionale oltre a specialità innovative, prime fra tutte la produzione di pagnotte ottenute con lievito madre vivo e farina di grano duro. Poi pane alla curcuma, alla zucca, ai cereali, il morbido pan bauletto, il pane mezzosale, i panini al latte, alle olive, all'uvetta, i pani brioches, le nostre creazioni a forma di numero o lettera, i grissini tradizionali e quelli più stravaganti, e poi la pasticceria con focacce, colombe, pandori, torte e rinfreschi per ogni richiesta - racconta con gli occhi che brillano Achille, il secondo dei tre fratelli, che è anche consigliere provinciale dei Panificatori per la provincia di Treviso - Ho cominciato a lavorare a 13 anni e mezzo, dopo la III media, e da quella volta, smetto adesso». Ma è quando parla del lievito madre che il racconto si fa più familiare: «Il nostro lievito madre ha 80 anni ma a noi è stato donato da circa venti. Si chiama Igor, fa parte della famiglia e ogni giorno della vita devi lavorarlo, curarlo, accudirlo perché altrimenti potrebbe morire e allora devi ricominciare tutto da capo.


FESTA CON I DIPENDENTI


«E poi non si vende, si regala - spiega Achille che ha organizzato, insieme ai fratelli, una grande cena per tutti i dipendenti, sia quelli vecchi che quelli attuali - Hanno tutti trovato lavoro perché la gente brava e volenterosa trova subito lavoro in questo settore, come negli altri». E ora che il panificio è chiuso, dove è andato Igor, il lievito madre? «L'ho donato a un mio ex dipendente con la promessa che lo curerà come abbiamo fatto noi» assicura. La ditta Gobbo dunque chiude i battenti, ma si augura che qualche giovane volonteroso possa rilevare l'attività per continuare il servizio ai moglianesi. 
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Il Gazzettino