Panevin, pericolo Pm10. «Ma li faremo lo stesso»

Panevin, pericolo Pm10. «Ma li faremo lo stesso»
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TREVISO - Meno due giorni alla notte dei Panevin, quando la Marca verrà illuminata da decine di roghi propiziatori. Perché la tradizione va rispettata. Anche a costo di sacrificare qualcosa sull’altare della lotta all’inquinamento e di essere travolti dall’onda lunga delle polemiche. Negli ultimi giorni i valori medi della concentrazione di polveri sottili nell’aria sono schizzati in alto: tra l’una e le due di notte del 31, quindi subito dopo l’orgia di botti e fuochi d’artificio sparati praticamente ovunque, la concentrazione di Pm10 è arrivata a 259 microgrammi per metro cubo d’aria quando il limite prevista dalla legge è di 52. È stato il picco più alto degli ultimi dieci giorni e, a dire il vero, anche dall’inizio della brutta stagione. Il primo dell’anno il valore medio si è attestato a 82 microgrammi, ancora abbondantemente sopra i limiti massimi. E un po’ tutti attendono con una certa preoccupazione cosa accadrà domenica sera, dopo l’accensione dei fuochi per l’Epifania. Ca’ Sugana ne ha autorizzati dieci, lo scorso anno erano dodici. Il 2020 inizierà senza i Panevin di Canizzano e Santa Maria del Rovere. Quelli autorizzati sono: quello degli gruppo Folcloristico alle case Piavone; quelli delle parrocchie di Sant’Angelo, San Lazzaro, San Bartolomeo, San Giuseppe, Cristo Re di Selvana e di San Pelajo. Si farà anche quello dell’Euro Scout Società Cooperativa in via Borgo Furo e il tradizionale Panevin di Sant’Anna.


IL SIMBOLO
«Già con l’ordinanza antismog - precisa l’assessore all’Ambiente Alessandro Manera - abbiamo previsto la possibilità di fare i Panevin autorizzando quelli storici, ovvero quelli che si fanno da anni nelle varie parrocchie cittadine. Chi non c’è, è perché non ha presentato domanda o ha poi deciso di non farlo. Ma non per una nostra decisione». Manera però taglia corto sulle polemiche: «Il Panevin è una tradizione. La notte dell’Epifania 10-15mila trevigiani si muovono per assistere allo spettacolo dei fuochi. E noi dobbiamo tenere conto anche di questa sensibilità. Quindi il Panevin si fa. Chi è contrario lo deve accettare. Parliamo di un’eccezione, ma supportata dal valore di una tradizione molto sentita nella nostra provincia. Una eccezione condivisa con le altre zone del Veneto che hanno tradizioni analoghe alla nostra perché, ricordo, prevista in un’ordinanza condivisa anche dagli altri capoluoghi. Ma, ad esempio, Vicenza non ce l’ha perché, da loro, il Panevin non si usa».

LE MISURE

Manera però ha voluto inserire anche dei paletti. A cominciare dalle dimensioni: «I Panevin non dovranno superare i tre metri d’altezza e i tre e mezzo di larghezza. E poi, una volta accesi, non potranno essere alimentati: non vogliamo roghi che durino tutta la notte. E infine saranno presidiati». I controlli previsti sono di due ordini: uno sui materiali e uno sulla durata. «Per i materiali la regola è molto semplice - avvisa l’assessore - si può utilizzare solo legna. Ma, ormai, questa norma è assodata: non ci sono trasgressioni. Però precisarla non fa mai male. Inoltre saranno presidiati: a ogni Panevin cittadino ci sarà il sindaco, un assessore o un consigliere comunale. E loro compito è anche quello di garantire che le regole vengano rispettate». Ovviamente questo non eviterà che, nella notte della Befana, la concentrazione di Pm10 faccia un altro, grande, balzo in avanti appesantendo l’aria. Polemiche a cui Ca’ Sugana è pronta. Ma la giunta non intende tornare indietro. Da lunedì poi si ricomincerà con il solito passo. E tornerà in vigore anche l’ordinanza antismog sospesa, come ogni anno, in occasione delle festività natalizie.
Paolo Calia  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino