Pallavolista resta incinta: «Il club mi cita per danni». La vicenda di Lara Lugli

Pallavolista resta incinta: «Il club mi cita per danni». La vicenda di Lara Lugli
PORDENONE - Resta incinta, smette di giocare, perde il bambino, non arriva lo stipendio dell'ultimo mese (mille euro, pare) e alla fine scoppia una guerra legale tra lei e la...

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PORDENONE - Resta incinta, smette di giocare, perde il bambino, non arriva lo stipendio dell'ultimo mese (mille euro, pare) e alla fine scoppia una guerra legale tra lei e la società, a colpi di carte bollate. Quello di Lara Lugli, pallavolista, classe 1980, è diventato in poche ore un caso di portata nazionale, con tanto d'immancabili interrogazioni parlamentari e prese di posizione di associazioni e movimenti. Il martello di Carpi nella giornata della Festa della donna ha pubblicato un post diventato subito virale, raccontando la sua storia. Tutto il resto è arrivato di conseguenza. E di certo non finirà domani.


LA VICENDA
La schiacciatrice, nata a Carpi l'11 marzo del 1980, nel campionato 2018-19 militava in B1 a Maniago con il Volley Pordenone del presidente Franco Rossato, un club che oggi non è più attivo. Una volta scoperto di aspettare un bambino, ha deciso di togliersi dalla mischia. E lì sono cominciati i problemi, non soltanto sul fronte sportivo.


LA TESI
«Rimango incinta - scrive l'emiliana su Facebook - e il 10 marzo comunico alla società il mio stato. Così si risolve il contratto». L'8 aprile, per un aborto spontaneo, perde il piccolo. Qualche tempo dopo chiede il saldo dello stipendio di febbraio, «mese nel quale avevo lavorato, prestando la mia attività senza riserve. Niente da fare. In risposta al successivo decreto ingiuntivo, mi arriva una citazione per danni». Le accuse? «Che al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni - incalza - e, vista la veneranda età, dovevo in primis informare la società di un eventuale mio desiderio di gravidanza. Inoltre che la mia richiesta economica era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia partenza il campionato è andato a rotoli». Sponsor compresi.


L'ANTITESI
La replica di Franco Rossato non si fa attendere: «Abbiamo già letto su vari media pesanti accuse d'insensibilità, sessismo e discriminazione ai danni delle donne lavoratrici. Purtroppo pochi hanno pensato di chiederci quale fosse la nostra posizione». Eccola: «Nel campionato 2018-19 Lara Lugli era il capitano della nostra squadra, nonché la giocatrice di punta - rimarca -. A inizio marzo ci ha comunicato di essere incinta. Dispiaciuti per la perdita sportiva, ma felici per l'avvenimento familiare, ci siamo salutati. Come da contratto, predisposto dalla stessa atleta e dal suo agente, si prevedeva l'immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza. Il documento presentava clausole che prevedevano addirittura penali in caso di cessazione del rapporto. Non abbiamo voluto esercitarle perché non ci pareva opportuno farlo. Ora nessuno l'ha citata per danni: è stata lei a chiedere e ottenere un decreto ingiuntivo perché ritiene di avere dei crediti. Ci siamo sentiti traditi e abbiamo fatto l'unica cosa possibile: difenderci, avvalendoci delle clausole contrattuali predisposte da lei stessa e dal suo procuratore».


CARRIERA E REAZIONI


Alta 179 centimetri, Lugli ha sempre giocato nel ruolo di schiacciatrice, cominciando da giovanissima (1995-96) nel Carpi in C. La stessa categoria in cui milita oggi. Nel 1997-98 il salto in A1 a Ravenna. Poi un vero giro d'Italia, fino all'approdo pordenonese nel luglio del 2018. «Ho riflettuto a lungo prima di rendere nota la mia storia - conclude -. L'ho fatto non tanto per me, quanto per le ragazze che in queste condizioni spesso rinunciano a reagire». Moltissime le reazioni. Sandra Savino (Fi): «Sanzionare e privare dello stipendio un'atleta perché in dolce attesa è semplicemente vergognoso». Laura Boldrini (Pd): «La colpa di Lara è quella di essere rimasta incinta, presenterò un'interrogazione». Simone Valente (M5s): «È l'ennesimo episodio che dimostra quanto lavoro ci sia ancora da fare per abbattere definitivamente il gender gap nello sport». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino