Palestra per sole donne, per combattere la discriminazione fisica

MIRANO Matteo Zorzato nella palestra per sole donne
VENEZIA Nessun uomo, solo donne. Ma non bilancieri, pesi o ciclette e basta, anche un aiuto alla personalità di quelle signore che, magari, si vergognano del proprio...

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VENEZIA Nessun uomo, solo donne. Ma non bilancieri, pesi o ciclette e basta, anche un aiuto alla personalità di quelle signore che, magari, si vergognano del proprio aspetto fisico e non ne vogliono sapere di affrontare una piscina o una palestra. 


Almeno fino a quando per la prima volta, a Mirano, nel Veneziano, ha aperto la prima palestra in Italia per sole donne con l’obiettivo di combattere il body shaming, cioè la discriminazione di una persona per il proprio aspetto fisico. E poco importa se il non sentirsi presi in giro per la troppa pancia o i fianchi larghi sia un’esigenza anche per i maschietti. Qui, invece, si lavora solo con donne, con una clientela dai 35 anni in su, persone che possono anche non aver mai avuto un contatto con lo sport prima d’ora.
L’idea è venuta a Matteo Zorzato, ex atleta professionista di cultura fisica e imprenditore, ideatore di Femme Fit, marchio che ora viaggia in franchising e si sta per espandere in tutta Italia. Femme Fit non è solo un luogo di allenamento, ma lo spazio dove la donna può intraprendere un percorso verso il benessere fisico e mentale, uno spazio protetto dove poter davvero concentrarsi su se stessi.
«Ogni donna deve sentirsi libere essere ciò che si sente senza che nessuno possa per questo giudicarla - spiega Matteo Zorzato - per questo è nata l’idea di una palestra in rosa, vietata all’ingresso degli uomini. Quando abbiamo aperto a settembre 2019 eravamo arrivati al sold out, con un limite a 350 iscritte per non dare disservizio a nessuna nelle ore di punta. A chi viene e si iscrive dico che il nostro è più un club che una palestra, tutto è molto sotto controllo». 
L’obiettivo dichiarato, anche attraverso allenamenti con un format fatto di obiettivi prefissati ogni cinque settimane, è di combattere le discriminazioni per l’aspetto fisico, che spesso avvengono anche tra le stesse donne. 
«Non è mai successo nella mia palestra che ci fossero donne che rompevano l’armonia, tutte hanno la stessa voce - ammette ancora Zorzato -. Il merito è delle istruttrici, tutte preparate anche sotto il profilo psicologico. Chi frequenta la palestra viene istruita con una certa educazione sullo stile di vita, non solo per affrontare quell’ora di palestra e poi fare tutto ciò che si vuole».
Una sfida che, numeri e presenze alla mano, ha anche colto nel segno. Dalla riapertura di fine maggio (con tutti i protocolli Covid del caso) si sono già registrate decine di iscrizioni. 
Il programma di tre mesi è andato sold out in poche settimane con un boom di adesioni da parte di donne che hanno trovato finalmente un ambiente protetto e sereno dove potersi allenare lontano da giudizi indiscreti.
E l’esclusione dalla palestra degli uomini, per aiutare le donne, è stata vista di buon occhio. «Nessuna critica, a dire il vero questa nostra caratteristica ha generato molta curiosità perché abbiamo iniziato a fare qualcosa di particolare e di esclusivo» spiega ancora l’ideatore di Femme Fit.
«Il fatto che sia solo per donne garantisce una privacy e si avvicinano persone che mai hanno fatto sport: vengono da noi donne dai 35 anni in su e che si avvicinano allo sport in un modo in cui si sentono più libere anche nella fattura dell’esercizio, nella dinamica».

E a chi gli dice che se avesse fatto il contrario - aprire una palestra per soli uomini con semaforo rosso alle donne - sarebbe stato giudicato un comportamento sessista, Matteo Zorzato risponde così: «Ho visto che la mia idea è stata vincente ma è vero che se avessi fatto una cosa solo per uomini, donne escluse, sarei stato criticato. Nei miei negozi a capo ho solo donne, sia come referenti che dirigenza, perché più precise. Femme Fit è solo una palestra che aiuta le donne a disagio in altri contesti». 
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Il Gazzettino