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VENEZIA - La vendita di Palazzo Labia, storica sede della Rai, si fa più concreta. Progetto immobiliare ventilato da anni, ora è stato inserito nel piano industriale dell’azienda che è stato approvato dal Consiglio d’amministrazione. Passaggio cruciale di un’operazione che diventa così concretissima e preoccupa i lavoratori della sede, circa un centinaio. Ieri l’intera assemblea di redazione del Tgr Veneto ha diffuso una nota che punta il dito sul «progetto di dismissione di una parte del patrimonio immobiliare aziendale, con la cessione di alcune sedi, tra cui quella di Venezia, la più preziosa. Non si svendono i gioielli di famiglia» ammoniscono i giornalisti che mettono a confronto i precedenti tentativi con la nuova volontà. «Non è la prima occasione in cui il palazzo viene messo sul mercato - ricordano -, ma la novità è che stavolta fa parte di un unico pacchetto di immobili aziendali che raggruppa anche la sede Rai di Corso Sempione a Milano, quelle di Genova e Firenze oltre a alcune proprietà nella capitale. La sede veneziana però ha un prestigio e un valore storico e artistico che la rende unica nel patrimonio della Rai».
L’APPELLO PER IL PALAZZO
I giornalisti si dicono preoccupati come «dipendenti ma soprattutto come cittadini.
LE REAZIONI
Il direttore della sede Rai, Giovanni De Luca, non commenta la vicenda. «È normale che un’azienda abbia dei piani strategici e che il suo consiglio d’amministrazione li approvi. Ed é normale anche che una scelta non sia condivisa da tutti - si limita a precisare -. La vendita di una sede Rai comunque comporta che se ne trovi un’altra. Vendere una sede non significa abbandonare un territorio». Quanto alla tempistica, il direttore invita alla calma: «Non avverrà certo prima di Natale». Ma la vicenda è destinata a sollevare polemiche. Per il peso di una sede come quella della Rai. Per l’importanza del palazzo, che proprio queste mese rientra tra le i “luoghi del cuore“ riaperti per le visite dal Fai.
E il primo a scagliarsi contro la decisione della Rai è il presidente di Ascom Venezia, Roberto Pancera: «Mi sembra un fatto di una gravità inaudita, chiudere la sede storica della Rai a Venezia. Oltre al prestigio di Palazzo Labia, è un’offesa alla città, ai suoi cittadini, alla storia di Venezia. Togliere alla città questa sede sarebbe disconoscerne il suo ruolo internazionale. Un danno economico e sociale, come quello che avvenne quando chiusero le Generali a San Marco. Si parla tanto dei danni della monocultura turistica e poi si fanno scelte come queste che impoveriscono il tessuto della città». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino