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Il Decreto Colosseo con il quale nel 2015 il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini ha inserito i musei nel novero dei servizi pubblici essenziali, è sconfessato dalla pandemia: i musei sulla carta sono come i trasporti che, anche in periodo di emergenza sanitaria, devono essere garantiti pure se ridotti, e lo devono essere persino quando il territorio finisce in zona arancione, il caso del Veneto oggi; nella realtà, però, non è così perché lo stesso Governo li chiude. Al di là di questo, per il palazzo Ducale di Venezia c'è però un altro documento che impone di tenerlo aperto e, dunque, non prevede di poterlo chiudere fino al prossimo aprile come ha invece deciso il sindaco Luigi Brugnaro, assieme agli altri musei civici. Si tratta della Convenzione del 1924 con la quale lo Stato ha affidato uno dei monumenti più importanti d'Italia al Comune di Venezia. L'Amministrazione ritiene che a distanza di quasi un secolo quel documento sia un po' troppo datato per essere preso in considerazione, ad ogni modo il 10 marzo di quell'anno il ministro delle Finanze consegnò le chiavi al Commissario straordinario del Comune imponendogli di rispettare tutta una serie di obblighi.
GLI OBBLIGHI
Il più importante, oltre a doverlo mantenere nelle condizioni in cui era stato consegnato, è di conservarlo sempre aperto al pubblico, e in quell'epoca ben si conoscevano le condizioni ostative più gravi come le pandemie e le guerre essendo da pochi anni usciti dalla Prima Guerra Mondiale e dalla pandemia Spagnola scoppiata nel 1918. Nel documento, non a caso, lo Stato fissa gli introiti dalle visite al Ducale a 800 mila lire annue, e casi di forza maggiore come, appunto, guerra e pandemia, possono provocare la riduzione di quella cifra ma non la chiusura del Museo di Palazzo Ducale.
Anche perché con i soldi degli introiti il Comune ha l'obbligo di provvedere a tutte le riparazioni, ripristini o restauri, ordinari e straordinari, del Palazzo, e con quel che avanza dovrà concorrere alla spesa per il mantenimento degli edifici di carattere monumentale della città e dell'estuario, oltre che a pagare gli stipendi del personale di custodia di Ducale e Prigioni. Questo aspetto non è collegato con la questione della chiusura del Museo fino ad aprile ma è un altro punto discordante con la Convenzione del 1924 dato che i soldi finiscono prevalentemente nella Fondazione Musei Civici istituita dal Comune nel 2008 per riunire gli 11 principali musei cittadini che, a parte il Ducale e il Correr, sono sempre in difficoltà economica; e se non bastassero i sostegni ai 9 musei, il Ducale partecipa pure ad altre iniziative come il Salone Nautico.
Chi deve controllare la gestione tecnica e amministrativa di Palazzo Ducale? Una Commissione composta da Soprintendenza e Comune che, però, non c'è più da anni, già da prima del 2010 anche perché, riunendo tutti i musei civici in una Fondazione, si rischiava di fare un doppione.
LA COMMISSIONE
Tocca, dunque, al ministero dei Beni culturali controllare e far valere quella convenzione che, al capitolo sanzioni, prevede che, qualora il Comune ne violi il contenuto, trattandosi di uno dei più gloriosi monumenti della storia e dell'arte italiana, e come tali patrimonio universale, la Convenzione stessa sarà immediatamente revocata e contro il provvedimento non sarà ammesso alcun ricorso.
Il Gazzettino