14 bombe ecologiche: il comune martoriato dagli scavi riempiti di rifiuti

Veduta aerea dell'ex cava di Padernello
PAESE (TREVISO) -  Un territorio martoriato in nome della ghiaia. Il sequestro del materiale stivato all'interno della cava Campagnole non è che l'ultima...

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PAESE (TREVISO) -  Un territorio martoriato in nome della ghiaia. Il sequestro del materiale stivato all'interno della cava Campagnole non è che l'ultima tegola ambientale per il comune di Paese che sperava di trasformare l'area in una zona industriale. Quello alle porte di Treviso è il comune più scavato della Marca: negli anni sono state realizzate 29 cave, di cui dieci con falda affiorante che è una sorta di laghetto. Complessivamente è stato asportato oltre il 13% del territorio agricolo comunale, dieci punti oltre il limite fissato dalla legge regionale del 1982. Oltre al danno, poi, è arrivata la beffa. Perché alcuni hanno visto in quelle enormi buche il luogo ideale per gettare i rifiuti. In tutto sono 14 le cave trasformate in discariche. Bombe ecologiche che hanno costretto Comune e Provincia a spendere milioni di euro per provare a scongiurare il rischio di pesantissimi inquinamenti, ma purtroppo non è bastato.


PROBLEMI AMBIENTALI L'emblema dei problemi ambientali di Paese si chiama Tiretta: è la discarica che sorge a due passi dall'aeroporto militare di Istrana. Era stata ribattezzata la madre di tutto il degrado. Il percorso è sempre lo stesso: terminata l'escavazione, dal 1994, la buca è stata adibita allo smaltimento di rifiuti urbani. Ne sono arrivati una montagna da tutto il nord Italia ed è successo quello che tutti temevano: nel 1997 è emersa la contaminazione dell'acqua. Il percolato, liquido inquinante proveniente dalla macerazione dei rifiuti, si era infiltrato nelle falde arrivando a contaminare i pozzi di Quinto, paese qualche chilometro più a sud, costringendo il Comune a realizzare in tutta fretta l'acquedotto per evitare che i cittadini fossero costretti a prendere l'acqua dalle autobotti. Nel 2003 la società che gestiva il sito, la Sev, è stata dichiarata fallita. E tutte le spese di gestione della bomba ecologica sono ricadute sul Comune: oltre 100mila euro all'anno solo per asportare il percolato.


LE MOLTE DENUNCE Dopo mille denunce, nel 2013, si è riusciti a tamponare l'emergenza grazie al fotovoltaico. Il Comune e il consorzio Priula hanno steso un impianto da 10.400 metri quadrati sopra la discarica riuscendo allo stesso tempo a chiudere i buchi nella copertura attraverso i quali si infiltrava l'acqua sino a raggiungere la falda carica di elementi inquinanti. Attraverso i contributi del Gse, il Comune sta restituendo alla Regione il prestito a rotazione di 7,3 milioni usato per mettere le toppe. «Abbiamo realizzato un progetto magnifico», sottolinea Vigilio Piccolotto, consigliere delegato all'ambiente. Purtroppo, però, è rimasto un caso isolato. Proprio davanti alla cava Campagnole, dove è stivato il materiale finito ora sotto sequestro, sorge l'ex Sev di via Vecelli. Anche qui la società di gestione è fallita, portandosi dietro le fidejussioni e lasciando sul campo, tra Paese, Morgano e Quinto, almeno 20mila tonnellate di rifiuti tossico nocivi e altri materiali contenenti amianto. Il tutto a pochi metri dalla cava Biasuzzi, ancora attiva che ha chiesto, fino a questo momento senza risultato, di poter far scendere le ruspe dagli attuali 27 a 55 metri di profondità, sotto la falda acquifera. Per un salto di 28 metri e un volume di circa 3,7 milioni di metri cubi di ghiaia da scavare nel giro di 11 anni. Per ora è tutto congelato. Mentre resta sotto osservazione la discarica ex Eco-Idrojet, sito tra Castagnole e Porcellengo, contenente circa un milione di metri cubi di rifiuti speciali che dopo il fallimento della ditta è stato curato dalla Provincia, stavolta anche attraverso i soldi recuperati dalle fideiussioni. Non è finita. Tra le frazioni di Castagnole e Porcellengo sorge la discarica Terra del gruppo Mosole: qui sono stati sotterrati oltre 80mila metri cubi di rifiuti contenenti amianto. Nel 2012 Mosole aveva messo a punto un progetto per smaltire altri 460mila metri cubi di scarti con amianto. Ne era nata una sollevazione popolare che portò alla raccolta di migliaia di firme. Dopo un braccio di ferro nelle aule del tribunale, il piano è stato bocciato dal Consiglio di Stato.
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Il Gazzettino