Dimentica il fucile da caccia sul divano con il figlio in casa a processo per stalking: revocato il porto d'armi

È successo a un ex guardia forestale. Il provvedimento della Questura adottato dopo le dichiarazioni dell'ex compagna al processo

Dimentica il fucile da caccia sul divano con il figlio in casa a processo per stalking: revocato il porto d'armi
UDINE - Dimenticare il fucile da caccia sul divano, quando in casa c'è un figlio sotto processo per stalking nei confronti dell'ex compagna, può comportare...

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UDINE - Dimenticare il fucile da caccia sul divano, quando in casa c'è un figlio sotto processo per stalking nei confronti dell'ex compagna, può comportare la revoca della licenza di porto di fucile per uso venatorio. È successo a un ex guardia forestale della provincia di Udine che ha tentato di annullare il provvedimento emesso dalla Questura facendo ricorso al Tar. Il collegio presieduto da Carlo Modica de Mohac ha respinto il ricorso presentato dall'avvocato Enrico Bulfone. Potrà essere riproposto tra qualche tempo, quando sarà trascorso - evidenziano i giudici - «un ragionevole lasso temporale» e sarà possibile «tener conto di un nuovo e più rassicurante quadro familiare, eventualmente stabilizzatosi».


LA REVOCA DELL'ARMA

La revoca del porto di fucile era stata disposta in seguito alla testimonianza rilasciata durante il processo dalla vittima. Secondo la donna, il suocero in un'occasione avrebbe lasciato l'arma da fuoco sul divano della propria abitazione. Anche il figlio, in conflitto con la compagna, avrebbe potuto utilizzarla. Per la Questura l'episodio ha costituito un rischio per quanto riguarda la «sicurezza pubblica e della tranquillità della convivenza della collettività». Peraltro in un contesto familiare conflittuale. Ed è per questo, secondo il Tar, che è stata corretta la scelta di evitare la possibilità di un uso improprio delle armi, visto che il figlio convivente era all'epoca a processo per stalking e aveva un divieto di avvicinamento alla compagna. Il processo si è concluso con una sentenza di condanna, anche se il reato è stato riqualificato in molestie, che in ogni caso hanno confermato le tensioni familiari segnate da frequenti litigi, atteggiamenti violenti e minacce. Non a caso il Tar cita due messaggi inviati dal figlio alla compagna attraverso WhatsApp: «Io ti lascio stare quando ti ho eliminato dalla mia vita» e «Se sono buono okay altrimenti fai due preghiere».


PERICOLOSITÀ

Scrive il Tar che «in questo quadro, sfociato in episodi senz'altro non trascurabili sul piano della stessa rilevanza penale, la conflittualità nella crisi familiare non si è affatto limitata a semplici "dissidi", contrasti o dissensi, ma ha assunto una caratura pericolosa che ragionevolmente sconsigliava qualunque possibile "vicinanza" dei membri del nucleo familiare alle armi». Il provvedimento della Questura, dunque, estende lo spettro del giudizio di pericolosità o di non affidabilità all'intero contesto socio-familiare. E poco importa se il figlio adesso ha una nuova residenza, formalizzata dopo il provvedimento di revoca della licenza al padre (maggio 2023). I giudici non hanno escluso, visto che la nuova abitazione è nelle vicinanze, che ossa frequentare la casa del padre ed entrare in possesso del fucile.

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Il Gazzettino