Claudio, 30 anni: «Io, padovano in Siria, per combattere contro l'Isis»

Claudio Locatelli
PADOVA - Gli occhi azzurro cielo ti guardano e vedono in profondo. Sono gli occhi di Claudio Locatelli, 30 anni, bergamasco d'origine e padovano d'adozione. Da quando,...

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PADOVA - Gli occhi azzurro cielo ti guardano e vedono in profondo. Sono gli occhi di Claudio Locatelli, 30 anni, bergamasco d'origine e padovano d'adozione. Da quando, finite le superiori, si era trasferito sotto le cupole del Santo per studiare Psicologia. Ma la strada di Claudio portava altrove. Dopo la laurea, la bussola del suo istinto mirava verso quella pentola a pressione che è il Medio Oriente. E lì, negli stati su cui batteva la bandiera nera di Isis, Claudio Locatelli ha trovato la sua strada lo scorso febbraio.


COMBATTENTE
Combattere per difendere le persone, per far saltare in aria quella mentalità quotidiana di violenza che è il nome con cui Claudio, reporter-combattente, chiama il mondo del Califfato. E ora che Raqqa, la capitale del Califfato, è di nuovo libera, il reporter-combattente è tornato a Padova, per raccontare quello che ha vissuto. Fucile in mano, tra una foto con i bambini e un assalto di notte. Le mostrine di Ypg l'esercito di liberazione curdo e di protezione popolare disposti su una kefiah marrone e bianca. La tuta mimetica, gli anfibi chiari e un polsino nero. La voce è ferma, decisa. «Isis - racconta Claudio, che in Siria si è arruolato assieme alle milizie di liberazione del Rojava - è la rappresentazione del negativo, è chi vi criminalizza e condanna per qualcosa di normale, per il modo in cui vi vestite». Le più colpite, le donne. «Chi di loro indossava chador di colore, subiva frustate. Solo il nero andava bene»...


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Il Gazzettino