Anche a Padova si “festeggia” lo stop della magistratura a Uber

Anche a Padova si “festeggia” lo stop della magistratura a Uber
PADOVA - La guerra del trasporto taxi o con conducente si è scatenata in tutt’Italia all’arrivo di "Uber" la multinazionale di San Francisco che mette in contatto diretto...

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PADOVA - La guerra del trasporto taxi o con conducente si è scatenata in tutt’Italia all’arrivo di "Uber" la multinazionale di San Francisco che mette in contatto diretto conducente e passeggero tramite una applicazione sul telefonino (si chiama Uber-pop la più famosa).


Niente scambio di denaro, si paga con paypal o carta di credito. Non è un servizio taxi, dice Uber, ma una "condivisione della corsa" tra due persone. Una chiama, l’altra risponde.



Ora, mesi di battaglie delle cooperative radiotaxi hanno avuto il loro esito. Il tribunale di Milano ha sospeso il servizio su tutto il territorio nazionale per "concorrenza sleale", perché è "interferente con il servizio taxi organizzato dalle società svolto dai titolari di licenza" scrive il giudice Claudio Marangoni. Ma c’è di più. La richiesta "di trasporto mediante Uber-pop... appare del tutto assimilabile al servizio di radiotaxi". Uber ha 15 giorni per mettersi in regola, trascorsi i quali pagherà 20mila euro al giorno di penale.



Sono stati i tassisti dell’Unione artigiani di Milano ad aprire la causa attraverso lo studio legale Pavia e Ansaldo che anche a Padova una delle poche città in Italia con Genova e Milano dov’è attivo il servizio, aveva inoltrato un esposto all’amministrazione in febbraio. E il Comune con la vicesindaco Eleonora Mosco (Fi) aveva risposto. «Pure per noi Uber viola le regole», ma per muoversi occorreva una leva giuridica. L’avvocato Marco Giustiniani dello studio "Pavia e Ansaldo": «Nel frattempo avevamo suggerito cosa fare: l’articolo 85 del Codice della Strada ad esempio punisce "chiunque adibisce a noleggio con conducente un veicolo non destinato a tale uso". Multa da 168 a 674 euro. E la professione di tassista senza licenza viene punita dall’articolo 86: si va da 1.775 a 7.101 euro di multa».



Ma come si fa a capire che in macchina ci sono un conducente e un passeggero e non due amici? «Basta che un agente della Polizia municipale si registri e chiami. Oppure che arrivino segnalazioni di cittadini o tassisti alla centrale».



Uber è sbarcato in città all’inizio di dicembre, diventando partner di due discoteche e arruolando decine di "driver" che lavorano soprattuto di sera, fuori dai ristoranti e all’uscita dai concerti. Sono conducenti che si prendono l’80 per cento dell’incasso: corsa media a Padova, 6 euro. Ieri la società ha reagito con una nota: «Siamo molto dispiaciuti, è una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo. Faremo appello. Preoccupa però che molti driver perdano una risorsa economica. Intanto continueremo con Uber black (servizio con auto di lusso, ndr) e per due settimane con Uber-pop» ha dichiarato Zac De Kievit, direttore legale di Uber Europa. «Finalmente un giudice ci ha ascoltato» dice Giuseppe Zuin presidente della Cooperativa radiotaxi di Padova. «Con la carta di credito i soldi vanno all’estero, con noi c’è più sicurezza e le tasse restano in Italia». Giustiniani: «Proprio questo è il punto: i passeggeri non sanno nemmeno quanto rischiano. Se c’è un incidente e il passeggero dichiara che si stava servendo di Uber l’assicurazione non pagherà, perché non copre l’utilizzo dell’auto a scopo di lucro». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino