Padova - Ha dato la vita, pur senza partorire. Non è diventata madre, ma ha consentito a una giovane di avere un futuro, uscendo dal tunnel della dialisi. Una 60enne...
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Di samaritani i medici ne avevamo valutati altri che nel tempo si erano fatti avanti ma finora nessuno era risultato idoneo. La donazione totalmente altruistica si verifica quando una persona vivente offre uno dei suoi due reni “alla collettività”, e non a uno specifico ricevente, senza alcuna remunerazione o contraccambio. Decisione che deve essere libera, gratuita, consapevole, cristallina. Perchè tornare indietro non si può. Pentirsene non è ammesso. Non per niente i “samaritani” vengono valutati approfonditamente dagli psicologi per evitare decisioni affrettate.
NESSUN LEGAME
Tra le due donne, la padovana e la palermitana, non c’è dunque alcun legame affettivo. Le due sono e rimarranno due sconosciute. Il prossimo step sarà la donazione del rene dalla madre della ricevente a Palermo, il cui organo era incompatibile con la figlia. L’intervento, in Sicilia, è stato eseguito dall’équipe coordinata da Silvio Morini. «La nostra paziente sta bene. Il rene trapiantato funziona perfettamente», dice Flavia Caputo, direttrice dell’unità di Nefrologia del Civico di Palermo. Il coordinatore del Centro regionale trapianti Sicilia, Bruno Piazza, ha espresso «grandissima gratitudine alla donatrice samaritana» e ha ringraziato i colleghi del Veneto e di Padova.
L’INTERVENTO
Ad innescare la catena è stata appunto l’anonima donatrice patavina, ora in ottime condizioni generali: «L’intervento di prelievo è andato bene, non ha avuto nessuna complicazione e la signora è già stata dimessa. Come qualunque donatore vivente anche lei farà una vita normale: il motivo per cui la legge consente di compiere questo tipo di interventi - sottolinea Furian - è che si tratta di operazioni sicure per i donatori, sia che conoscano i riceventi, sia che siano “samaritani”. Gli interventi sono assolutamente gli stessi, effettuati con tecnica mininvasiva».
Naturalmente si può essere donatori samaritani solo di rene: si tratta di eventi rari e spesso succede che, data la delicatezza, sopraggiungano controindicazioni di varia natura che impediscano di poter procedere.
La barriera non è però data dall’età: «Come sempre in medicina, conta l’età biologica più di quella anagrafica. Per noi comunque a sessant’anni - conclude Furian - una persona è ancora giovane». Era il marzo scorso quando l’équipe del Centro trapianti di rene e pancreas di Padova, diretta dal professor Paolo Rigotti di cui Furian è prima collaboratrice, effettuò un altro intervento singolare per la sua modalità, anche quello “samaritano” ma incardinato in un contesto diverso: allora si procedette al prelievo del rene da una donna vivente “samaritana”, moglie di un malato, e l’innesto del suo organo su un secondo uomo malato (a lei sconosciuto) consentì al marito di essere trapiantato con un rene da cadavere: la generosità della partner gli permise, in un incrocio di donazioni e trapianti, di saltare la lista d’attesa, mediamente di tre anni.
Federica Cappellato
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Il Gazzettino