PADOVA - «Spiace comunicare che, a partire da lunedì 8 ottobre, in applicazione di quanto comunicato in Collegio docenti, la fornitura di carta alla sala insegnanti...
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Adesso il motivo del contendere è la carta, quella utilizzata dagli insegnanti per permessi, moduli, circolari, verbali, per stendere l’elenco degli alunni, per le esercitazioni di lettura e d’ortografia, i test di grammatica, le verifiche.
Poche pagine richieste da ogni singolo professore (in tutto sono 104), e per di più nell’arco di un mese. Fogli dove vengono scritte le tracce dei compiti, per capirci, che poi vengono fotocopiate. Da ieri quei fogli (500 mensili) la scuola non li fornisce più.
Interdetta parte del corpo docente. «Qui si lavora di lena - dice un insegnante - ma si parte dal presupposto che siamo in malafede: la dirigente adduce il fatto che qualche professore si è stampato cose private. Ma quando mai? Se poi si voleva veramente risolvere il presunto problema, bastava consegnare una tessera precaricata». Un altro incalza, calcolatrice alla mano: «È una barzelletta, il risparmio è di 3 euro a risma».
Nel registro firme ogni docente scrive il proprio nome, il numero di fogli richiesti, la destinazione degli stessi (esempio: compito di italiano, esercitazione studenti Erasmus, e così via), poi aggiunge data e firma. Insomma, dal 18 settembre al 5 ottobre secondo la dirigente Vidale, i professori di carta ne hanno consumata troppa. «Capiamo che il consumo di carta va contenuto - rilancia un professore - ma bisogna tener conto che questo consumo è proporzionale alle dimensioni della scuola».
Finora la “linea” per così dire non proprio morbida era stata riservata solo agli studenti: ad aprile scorso il consiglio d’istituto del Severi aveva deliberato il nuovo regolamento disciplinare, che prevede fino a quindici giorni di sospensione per i ragazzi colpevoli di utilizzare il telefono cellulare in classe. Basta che l’apparecchio squilli e scattano le sanzioni.
Ma il giro di vite ha riguardato anche altri casi. Alcuni alunni della scuola infatti avevano attaccato la rete informatica del servizio pubblico dell’istituto, rallentandone così il funzionamento, e “imbrattando” lo spazio web con una serie di parolacce. Altri avevano modificato i dati inseriti nel registro elettronico. Fatti ben più gravi.
Ma ora tocca ai docenti, ai quali non resterà che portarsi da casa una manciata a testa di fogli bianchi.
Federica Cappellato
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Il Gazzettino