Vietato installare telecamere negli spogliatoi dei dipendenti

Vietato installare telecamere negli spogliatoi dei dipendenti
PADOVA - Sicurezza e privacy sono due istanze che invariabilmente finiscono in conflitto: l’esempio più clamoroso è la rivolta mondiale scaturita dalla scoperta che...

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PADOVA - Sicurezza e privacy sono due istanze che invariabilmente finiscono in conflitto: l’esempio più clamoroso è la rivolta mondiale scaturita dalla scoperta che l’agenzia statunitense Nsa ha intercettato, e continua a farlo, le utenze telefoniche e le mail di mezzo mondo, motivata dall’urgenza di sicurezza scaturita dopo l’attacco al Wtc. Ma i casi sono infiniti, e toccano realtà e situazioni molto diverse.


Come quella della Zf di Caselle di Selvazzano, azienda specializzata nella produzione di ingranaggi per motori marini, diventata famosa tre anni fa dopo aver eliminato l'orario di lavoro tradizionalmente inteso, lasciando libertà di gestione ad operai e impiegati nel rispetto delle esigenze aziendali, e successivamente passata attraverso un periodo di difficoltà, che ha portato la cassa integrazione per un’ottantina dei 300 dipendenti.

La Zf, però, è tristemente frequente nelle cronache anche per i furti, o i tentati furti, subiti nel corso del tempo. La stessa azienda ricorda tre denunce (le ultime) presentate alla stazione dei carabinieri di Selvazzano Dentro nell’aprile e nel dicembre del 2013 e nel marzo di quest’anno, in relazione "a furti di strumentazioni informatiche avvenuti all'interno di locali aziendali in orario compreso tra le 17 e le 18 e tra le 7 e le 8 del giorno successivo". Da qui la volontà di dire basta. Il 18 aprile scorso la Zf ha inviato la richiesta al Garante per la protezione dei dati personali "di poter installare un sistema di videosorveglianza all'interno degli spogliatoi maschili aziendali", misura necessaria "a seguito delle numerose e ripetute segnalazioni di effrazioni negli spogliatoi aziendali da parte dei dipendenti".

Proprio dopo l’inizio dell’escalation dei furti, l’azienda nel 2006 aveva installata una telecamera "orientata alla porta di ingresso degli spogliatoi allo scopo di riprenderne gli accessi"; ma dopo un primo periodo di miglioramento, già dal 2010 "il numero delle effrazioni negli spogliatoi è ritornato ad essere importante". Tanto che nel 2012 l’azienda aveva provveduto a rafforzare gli armadietti dei lavoratori con particolari lucchetti, ma ancora una volta senza successo. Non si tratta solo degli armadietti: la Zf ha denunciato anche che "all'interno dell'azienda, nei reparti produttivi, sono stati sistematicamente rubati macchine fotografiche, pc portatili e altro".

Il rimedio, per l’azienda, potrebbero essere le telecamere di sorveglianza: 14 apparecchi mini dome (a cupola), con le immagini registrate e mantenute per 7 giorni, e dopo cancellate automaticamente. Il tutto affidato ad una ditta specializzata. L’accesso sarebbe consentito solo ad "un utente la cui password di accesso alle registrazioni sarà suddivisa fra le rappresentanze sindacali e il delegato dell'azienda per il trattamento dei dati sensibili".


Queste le esigenze della "sicurezza". Che ovviamente sono agli antipodi rispetto a quelle della privacy. Ed infatti il Garante, lo scorso luglio, ha ritenuto che l'installazione del sistema di videosorveglianza all'interno degli spogliatoi maschili in uso ai dipendenti "non sia conforme alle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali". Il motivo è semplice: il sistema prevederebbe il videocontrollo dell'intera area adibita a spogliatoio del personale maschile, "pur all'interno di un'area connotata da una particolare aspettativa di riservatezza e di tutela della intimità e dignità della persona". Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino