Il Salone aperto anche di sera per tutta l'estate

Il Salone aperto anche di sera per tutta l'estate
PADOVA - Le prime voci avevano iniziato a rincorrersi a fine...

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PADOVA - Le prime voci avevano iniziato a rincorrersi a fine marzo. Poi era stato tutto un rosario di riunioni strategiche, tavoli di lavoro, conferenze e accordi attuativi per arrivare a stasera, quando il Salone taglierà il nastro della sua estate da porte aperte battezzata “Degusta in musica”. Ogni giovedì, per nove giovedì fino al 30 agosto  infatti, la pancia del palazzo della Ragione, tra piazza dei Frutti e piazza delle Erbe, si aprirà come se fosse giorno. Facile ricordare il programma: aperitivi e degustazioni dalle 19 alle 21.30 e poi via ai concerti, una volta in piazza delle Erbe e quella successiva in piazza dei Frutti. Con la possibilità, per gli esercenti del Salone, di tenere aperti i propri negozi fino alle 23.30, orario limite in cui chiuderanno i monumentali cancelli in ferro battuto che custodiscono uno dei luoghi sacri del centro padovano. Tre i giovedì in cui il Salone resterà chiuso: il 28 giugno (il 27 le piazze ospitano la manifestazione di tango), il 9 e 16 agosto, a cavallo di Ferragosto, quando la città si svuota. Per il resto, ogni giovedì serrande alzate per far tornare a battere il cuore di Padova. A cominciare dai primi brindisi di stasera dalle 19, sotto le volte del Salone, per poi proseguire dalle 21 in piazza delle Erbe con il concerto di Furio&Skaj, ciò che furono i Pitura Freska, quelli dei “Pin Floi” e del “Papa nero”. «Ci siamo, oggi è il primo ed è la prova – spiega Paolo Martin, presidente del consorzio Sotto il Salone -. Ne abbiamo nove in calendario e ci stiamo attrezzando convinti che sarà un’iniziativa capace di riscuotere un grande successo. La scelta di non portare avanti la manifestazione in tre giovedì è per evitare i flop legati alla vicinanza con altre manifestazioni, o con il periodo in cui tutti sono lontani da Padova». Ma chi pensa che “Degusta in musica” sia figlio di una sorta di revanscismo contro lo spostamento al Portello o all’Ippodromo dei locali del centro, si sbaglia, almeno a sentire il presidente del Consorzio. «Non è la risposta a chi delocalizza ai Navigli – precisa Martin, che a febbraio è stato rieletto alla guida dei commercianti del Salone – Si tratta di un progetto che abbiamo iniziato a pensare appena siamo stati rieletti e lo abbiamo fatto per cercare di riportare le persone nelle piazze. L’iniziativa si collega al Salone dei Sapori e servirà a fare da viatico per quanto è in programma a maggio 2019, quando si chiuderà la manifestazione, organizzata da Comune, Provincia e Regione Veneto, in occasione dei festeggiamenti per gli ottocento anni del palazzo della Ragione». «Chiaro – continua – che il nostro è un percorso per rimpolpare e rianimare il centro storico, in collaborazione con il Comune». Resta da vedere se si tratta della ricetta giusta per ridare vita ad un centro storico che negli anni si è andato via via svuotando. «Nessuno adesso può dire se sia la strada migliore, ma se non fai niente non sai nemmeno da che parte poter andare». Secondo Martin infatti questo tipo di iniziativa «può comunque riportare gente nelle piazze. Stiamo investendo parecchio, noi e l’amministrazione ci crediamo. In centro, esclusa piazza dei Signori, c’è il vuoto. Manca un flusso nei negozi del Salone, aprendolo noi facciamo sì che le persone vengano, assaggino i nostri prodotti e poi magari ritornino a fare le spese». E sembrano così lontani i tempi della serrata storica (un anno fa, o giù di lì) per protestare contro la poca attenzione della politica ad uno dei luoghi simbolo della città. «Non eravamo contro qualcuno – chiosa Martin – ma chiedevamo a chi si sfidava per il governo di Padova di mostrare maggiore attenzione e avere un occhio di riguardo per le piazze. Devo dire che abbiamo ottenuto il risultato e ora si sta lavorando bene: questa amministrazione mantiene quanto promesso e ha voglia di far ripartire le piazze. Anche perché Salone e centro storico sono due sistemi che si autoalimentano a vicenda. Ma non chiamiamolo centro commerciale, siamo un centro di eccellenza del mercato, una cosa ben diversa». 

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Il Gazzettino