Sacrestano pedofilo, parla il parroco: «Ci aiutava, lo abbiamo allontanato»

Don Gianluca Bassam e a destra Angiolino Rizzo
URBANA (PADOVA) - In una giornata di festa come quella di oggi, con tanti bambini che si apprestano a ricevere la prima Comunione, la comunità di Urbana è incredula. ...

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URBANA (PADOVA) - In una giornata di festa come quella di oggi, con tanti bambini che si apprestano a ricevere la prima Comunione, la comunità di Urbana è incredula.




La notizia dell'arresto dell'ex sacrestano per atti sessuali nei confronti di due minori, conosciuti e approcciati dopo le lezioni di catechismo, si è diffusa rapidamente in paese, dove Angiolino Rizzo è molto conosciuto, facendo gridare allo scandalo.



Sposato e con due figli, l'81enne abita infatti con la moglie a Urbana, suo paese natale, dove è tornato a vivere dopo alcuni anni trascorsi a Padova. Dal 2000 infatti Rizzo era in pensione, dopo aver lavorato proprio a Padova come magazziniere.



Dai suoi concittadini viene definito come un uomo attivo ed energico, gran lavoratore e tranquillo, ma non sarebbe sfuggito qualche atteggiamento ambiguo emerso negli ultimi anni, almeno secondo quanto affermano alcuni avventori del bar del paese.



Don Gianluca Bassan, parroco di San Gallo dal 2009, l'ha conosciuto quasi cinque anni fa, quando Rizzo, in qualità di volontario, già sbrigava i piccoli rituali in chiesa. «Non era propriamente il sacrestano. - puntualizza però don Gianluca - Partecipava a qualche messa, specialmente al sabato e magari dava una mano ai funerali. Accendeva le candele, cose così. Ma ciò non basta a fare di un uomo, che si offre a titolo personale a svolgere piccole mansioni, un vero sacrestano».



Da qualche mese Angiolino Rizzo era stato allontanato dal suo ruolo. Don Gianluca spiega di averlo allontanato un anno fa. Nega però che ciò sia avvenuto perché avesse dei sospetti. «Semplicemente aveva un'età tale da richiedere un rinnovamento dei collaboratori della parrocchia. - spiega - Ho voluto circondarmi di persone capaci, se vogliamo più competenti e valide». Don Gianluca non entra nel merito di quanto accaduto. «È qualcosa di troppo grande e grave, per tutta la nostra comunità», commenta. E aggiunge: «Non so chi siano i ragazzi che hanno vissuto tutto questo e quindi non ho potuto incontrarne le famiglie». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino