Rinascente addio, Tabacchi: «Ecco il progetto per il palazzo»

Le commesse della Rinascente
PADOVA - La sede a Milano, gli affari in tutto il mondo, il cuore a Padova. Guglielmo Tabacchi, erede della famiglia che ha costruito il colosso dell’occhialeria Safilo,...

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PADOVA - La sede a Milano, gli affari in tutto il mondo, il cuore a Padova. Guglielmo Tabacchi, erede della famiglia che ha costruito il colosso dell’occhialeria Safilo, è il proprietario del grande palazzo in piazza Garibaldi dove ha sede la Rinascente. Domenica sera il grande magazzino chiuderà i battenti per l’ultima volta dopo vent’anni, e ovviamente la vicenda lo coinvolge in prima persona. Si poteva fare qualcosa in più per salvare un simbolo del commercio in città? Quell’edificio diventerà una sorta di buco nero oppure ospiterà presto altre attività di successo? Tabacchi, amministratore delegato della società immobiliare Res Spa (Real Estate Services), risponde a queste domande scegliendo toni rassicuranti.

  
IL CANONE D’AFFITTO
La Rinascente aveva aperto a Padova nell’ottobre del 1999. La notizia della chiusura si è diffusa a fine novembre, provocando un grande clamore. Il gruppo thailandese Central Retail Corporation, che ne detiene la proprietà, ha preso questa decisione per un puro calcolo economico. 
«Hanno fatto tutto loro - spiega Tabacchi, allargando le braccia -. La scelta di chiudere non dipende certo da noi. Evidentemente è una decisione basata sui loro calcoli e sul loro andamento. Il contratto d’affitto in ogni caso scadeva nel 2020 e probabilmente se ne sarebbero comunque andati poco dopo. È il mercato che decide. Evidentemente stanno pensando di rimanere nelle città maggiori e di chiudere nelle altre, dove c’è un minor passaggio turistico e un minor flusso pedonale. Non a caso la stessa situazione si è verificata anche a Genova. Dispiace, certo, perché so bene che questo palazzo è un simbolo, ma noi non potevamo fare niente di più». 
ARCHITETTI AL LAVORO
La partita legata al futuro delle lavoratrici resta apertissima. La speranza di molte dipendenti è quella di trovare un posto nello stesso palazzo, quando apriranno i nuovi negozi. Già, quando? «Non siamo ancora nella fase delle trattative - spiega Tabacchi -. Stiamo ancora compiendo delle analisi progettuali per capire cosa fare di questa grande scatola vuota. Stiamo analizzando le varie possibilità e la palla è in mano agli architetti che abbiamo coinvolto per capire qual è il format più adatto ad un immobile del genere in una zona così pregiata come il centro di Padova».
Parliamo complessivamente di seimila metri quadri suddivisi su quattro piani. Si studia la possibilità di creare ingressi separati per ospitare diverse attività commerciali. In città circola il nome di un colosso dell’abbigliamento come Zara, ma Tabacchi scuote la testa: «Vediamo quello che ci verrà proposto dagli architetti, per ora non c’è nulla di concreto. È ancora presto per parlare di nomi e di interessi». Una cosa però è certa: non ci sarà un unico marchio. «Escludo che ci sia un unico soggetto pronto a prendere l’immobile in affitto - conferma il proprietario -. Non ci sarà un’altra Rinascente perché un marchio come Harrods non verrà e perché Coin c’è già. In ogni caso noi faremo un imponente lavoro di restauro. L’edificio sarà rinnovato». 
L’INTERVENTO
Una volta stabilito il progetto architettonico, partiranno i lavori che dureranno diversi mesi. «L’intenzione è quella di demolire completamente la parte interna - prosegue l’imprenditore - e poi costruire i nuovi locali in base alle esigenze. Parliamo di un intervento che costerà diversi milioni di euro». Di sicuro sarà un’estate di lavori, perché l’obiettivo è completarli entro il 31 dicembre. 
LE TEMPISTICHE

«Per la fine del 2019 vorremmo aver finito il restauro e consegnare l’edificio vuoto alle nuove attività che si insedieranno. Quello che consegneremo sarà un abito su misura, poi loro penseranno ad indossarlo. Il Comune ci chiede di fare in fretta anche perché il palazzo ha una facciata che dà proprio sul corso principale della città. Noi siamo d’accordo: stiamo correndo, perché lasciare l’immobile vuoto non è interesse di nessuno». Domenica sera si chiuderà una lunga storia. Tra dieci mesi se ne aprirà un’altra. 
Gabriele Pipia
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Il Gazzettino