Quando cala la notte l’ospedale di Padova si trasforma. Regna il silenzio. Gli ingressi principali si chiudono, nessun via vai tra i corridoi, nessun’auto alla...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La situazione ormai dura da anni. Ma mai come in queste settimane è cresciuto il numero di clochard che trova rifugio in ospedale. C’è chi li aiuta: i medici e gli infermieri di turno di notte offrono loro coperte e cibo avanzato dai reparti. Ma c’è anche chi non li sopporta, denunciando poca sicurezza e degrado in un luogo adibito all’assistenza dei malati. «L’Azienda ospedaliera ormai si è trasformata in dormitorio per gli sbandati – racconta un dipendente -. La situazione non è più sostenibile. Nel perimetro di via Giustiniani ogni notte si conteranno almeno una quarantina di senzatetto. Mi dispiace per loro, ma non è il posto adeguato. Molti hanno problemi con l’alcol e si portano dietro bottiglie e cartoni di vino, lordando le sale d’aspetto».
DEGRADO
Cresce dunque il malcontento tra il personale al lavoro in Azienda ospedaliera. Soprattutto tra coloro che si imbattono quotidianamente in tutto questo. Come le infermiere e i medici in reperibilità. «Una volta li ho visti litigare. Urlavano – spiega una lavoratrice -. Mi sono spaventata. Di notte non c’è nessuno in ospedale, non si può neanche chiedere aiuto alle guardie giurate perché loro non possono fare nulla. Hanno le mani legate. Lo stesso vale per le forze dell’ordine. Possono girare indisturbati tra i reparti, magari rubare. Quando li vedo abbasso lo sguardo e cerco di passare avanti in fretta per non avere problemi. Oltretutto non capisco perché le donne delle pulizie debbano essere costrette a pulire lo sporco che lasciano sempre questi soggetti».
Le tracce evidenti del passaggio di questi senza tetto in ospedale ci sono e le foto scattate dai dipendenti, ormai esasperati, sono eloquenti. Cartoni usati come materassi, vecchie maglie e scarpe abbandonate, bottiglie vuote, rifiuti di ogni tipo. «Gran parte di loro si mette a dormire davanti al Cup – continua il dipendente – Qualcuno si nasconde nei divanetti di altre sale d’attesa. C’è anche chi non vuole avere a che fare con nessuno e preferisce crearsi giacigli improvvisati nei cantieri. Un luogo fisso si trova nei pressi della Radioterapia, alzano la rete e vanno lì a dormire».
GLI AIUTI
Molti clochard per ripararsi dal freddo utilizzano le coperte azzurre della struttura. Sopra si legge chiaramente “Azienda ospedaliera”. C’è chi in ospedale li conosce bene, si fida e gli offre aiuto. «Ci troviamo in una struttura pubblica, non in una casa privata – ammette il dipendente -. Purtroppo non si può chiudere il cancello e pensare che non entri nessuno. Ma non si può neanche permettere una situazione simile, la solidarietà per chi è in difficoltà deve trovare altri spazi e altri modi. Mi domando che fine fanno poi le coperte date ai senzatetto».
Altro problema noto in Azienda ospedaliera sono i furti: cellulari dei pazienti, portafogli trafugati dagli armadietti del personale, macchinette del caffè scassinate, biciclette e scooter, fino ad arrivare a macchinari diagnostici ben più costosi. Basti ricordare tre anni fa il maxi furto di endoscopi per 600mila euro al secondo piano del Giustinianeo. Da anni i sindacati chiedono più sicurezza attraverso il potenziamento del sistema di videosorveglianza e l’aumento di personale di sorveglianza h24.
Elisa Fais Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino