PADOVA - Attacco frontale di Marcato, replica al veleno di Giordani. A Padova scoppia l’ennesima polemica sul tema-sicurezza e i protagonisti sono sempre l’assessore...
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LA REPLICA
Poche ore dopo arriva la piccata risposta del sindaco Giordani, che chiama in causa tutto il partito di Salvini. «Spesso i leghisti amano rovistare tra le storie di disperazione e marginalità che purtroppo esistono in ogni comune e vanno affrontate con ben altri mezzi che la strumentalizzazione sui social - scrive Giordani -. La costante di questo atteggiamento è l’insulto alla città a ogni costo, la voglia di parlarne male, come se questo facesse piacere alla grande maggioranza di padovani che invece con noi si impegna a migliorare la nostra casa con gesti e azioni concrete». C’è spazio anche per un preciso attacco politico: «Con questa capacità di mostrare quello che non va senza proporre nulla per risolverlo sono già stati mandati a casa una volta. Come se non bastasse questi disperati che vanno a stare sotto i ponti, lungo le strade e magari abbracciano la criminalità sono spessissimo quei “fantasmi” che ha creato Salvini con i suoi decreti. Un problema molto grosso e tutto a carico di noi sindaci, creato per ragioni di propaganda. Noi continuiamo con serenità a lavorare. Padova per fortuna è un luogo molto amato è meraviglioso».
LE ALTRE BORDATE
Nel pomeriggio, però, Marcato lancia nuove bordate. «Episodi come questo accadono quando un’amministrazione di sinistra abbassa la guardia, convinta che un’accoglienza come quella che ci è stata insegnata negli ultimi anni sia la soluzione di tutti i mali. Ma quella piazza è dei padovani: io posso avere tutta la pietà cristiana del mondo, ma Padova è una città turistica importante e non può presentarsi con certe situazioni di degrado. Il sindaco è Giordani ed è lui che deve prendere decisioni, senza dare lezioni visto che rappresenta un partito che in questi anni ha fatto fortuna proprio con l’accoglienza e le cooperative».
I PRECEDENTI
Non è certo la prima volta che Marcato e Giordani si pungono a vicenda. Era già successo a giugno, quando la giunta padovana aveva iscritto all’anagrafe un richiedente asilo. «Buttarla in politica non paga e non m’interessa - disse il sindaco -. L’iscrizione anagrafica è uno strumento che innanzitutto tutela la sicurezza dei cittadini». Marcato però scosse la testa: «Strizzare l’occhio all’estrema sinistra non porta da nessuna parte». Schermaglie anche dopo il trionfo leghista alle ultime Europee. «Il risultato dice che la sinistra a Padova non ha più casa. È un preavviso di sfratto» tuonò l’assessore regionale. «Non sapevo che Marcato facesse l’amministratore di condominio» ironizzò il sindaco. Battute a parte, lo scontro sulla sicurezza resta apertissimo.
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Il Gazzettino