Geocaching, almeno una ventina di “bombe” in tutta la città

L'intervento degli artificieri dopo il ritrovamento del presunto ordigno
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PADOVA - É bastata una scatolina, nei giorni scorsi a far tremare Padova: si trattava, com’è noto, di una cache utilizzata in quella specie di caccia al tesoro che è il geocaching, adattata a... finalità romantiche. «Uno stupido gioco», lo ha definito il sindaco Bitonci, suscitando le ire dei cultori di questa disciplina, che pure può contare a Padova sul supporto scientifico del Dipartimento di geografia dell’Ateneo, nella persona del prof. Mauro Varotto.


Due appassionati, Giovanni e Angela, hanno scritto al sindaco una lettera aperta, avvertendolo che di queste scatoline nascoste, a Padova ce ne sono almeno una ventina, dalla Stazione a Parco Treves, dal Ponte Romano delle Riviere alla Specola, fino a Prato della Valle; e ognuna vanta centinaia di ritrovamenti, che gli utenti registrano nella scatola stessa e sul portale geocaching.com.

«Speriamo che i padovani possano capire - dicono i due appassionati - che non necessariamente una persona che fruga nei pressi della tomba di Antenore o dalle parti del Portello sta nascondendo una bomba».

L’episodio fornisce ai due firmatari lo spunto per una riflessione a largo raggio sugli effetti della paura in una città come Padova, che rischia di perdersi «il piacere degli incontri, del viaggio, della scoperta, del confronto con le differenze, linguistiche, antropologiche, sociali, culturali, geografiche».

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Il Gazzettino