Il nome del nuovo ospedale? Da Tina Anselmi a San Leopoldo

Il nome del nuovo ospedale? Da Tina Anselmi a San Leopoldo
 Avrà il nome di un Santo o di un medico? Sarà intitolato a uno scienziato oppure a un’alta figura istituzionale? E se invece alla fine avesse...

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 Avrà il nome di un Santo o di un medico? Sarà intitolato a uno scienziato oppure a un’alta figura istituzionale? E se invece alla fine avesse semplicemente un riferimento geografico? Il nuovo ospedale di Padova Est deve ancora nascere e l’ultimo ricorso sulla gara d’appalto rallenta i tempi, ma nel frattempo in città si apre il dibattito. Come chiamarlo? Tra i corridoi di via Giustiniani se ne parla perché la scelta spetterà all’Azienda ospedaliera, ma intanto c’è chi si è già mosso con le prime proposte formali. Il tema è destinato a dividere così come è capitato nei mesi scorsi con l’idea di dedicare a una donna una statua in Prato della Valle. 


La prima ad attivarsi è stata Franca Bimbi, ex professoressa di Sociologia dell’università di Padova e deputata con Margherita e Pd tra il 2001 e il 2008. «Io propongo Tina Anselmi. L’ho dichiarato formalmente alla Commissione Toponomastica del Comune e ho pure scritto all’università di Padova. Tina Anselmi è una figura femminile importantissima, ministra della Sanità proprio negli anni in cui venne fatta una fondamentale riforma. È un simbolo della nostra Repubblica e proprio per la sua integrità lavorò pure nella commissione sulla Loggia massonica P2. Era una staffetta partigiana, ma non violenta. Un riferimento per tutti». E davanti all’obiezione che Tina Anselmi fosse trevigiana e non padovana la professoressa Bimbi non si scompone: «L’ospedale di Padova verrà finanziato dalla Regione e rappresenterà tutto il Veneto». Nel Pd padovano c’è già una corrente che sta sostenendo questa ipotesi anche se nel mondo della politica c’è la volontà di non esporsi per non rischiare di bruciare le proposte migliori. 
Nelle ultime settimane si sono mossi concretamente anche i frati di San Leopoldo. La loro proposta è quella di intitolare il futuro ospedale al Santo protettore dei malati oncologici e già nei prossimi giorni potrebbe esserci un intervento ufficiale a riguardo. L’ipotesi è concreta.
È un medico ma segue la stessa linea il dottor Giampiero Avruscio, direttore dell’Angiologia dell’Azienda ospedaliera e rappresentante padovano dell’associazione dei primari. «A Padova c’è già l’ospedale di Sant’Antonio e io stesso fui tra i promotori della raccolta fondi per posizionare la statua del Santo. Sempre a Padova davanti a Microbiologia c’è un basso rilievo dedicato a Liduina Meneguzzi, beatificata da Papa Giovanni Paolo II. A Schiavonia c’è l’ospedale dedicato a Madre Teresa. È una consuetudine diffusa quella di dedicare le strutture sanitarie a figure religiose. Sarebbe bello seguire la stessa strada». 
Andrea Colasio presiedeva la commissione Toponomastica del Comune, è stato fino a dieci giorni fa assessore alla Cultura ed è destinato ad esserlo anche nella prossima giunta. La sua suggestione è un’altra: «Nel 1414 nell’area dove ora c’è il museo Musme nacque una delle prime strutture ospedaliere al mondo. La volontà fu di una coppia, Sibilia de Cetto e Baldo de’ Bonfarii. Sarebbe bello intitolare il nuovo ospedale a loro, in un ponte ideale tra passato e futuro». 
Non c’è una regola precisa per la scelta del nome. Spetterà all’Azienda in accordo con la Regione e avrà peso anche il parere dell’università. Nel 2014 l’ex Ulss 17 propose un referendum tra quattro nomi: Padova Sud, Euganeo, Di tutti i Santi oppure “Santi Cosma e Damiano”, protettori dei medici. Alla fine la scelta cadde però su Madre Teresa di Calcutta.
Ora ogni ipotesi è aperta compresa quella di San Luca (anche lui considerato protettore dei medici) oppure di San Lazzaro, che richiamerebbe l’area dove sorgerà il nuovo ospedale. 

Resta sempre l’idea di Lucrezia Cornaro Piscopia: la prima donna laureata al mondo, in filosofia, è un orgoglio padovano. Stando al mondo della Medicina invece ci sarebbe il belga Andrea Vesalio, fondatore dell’anatomia moderna, la cui carriera decollò proprio a Padova. Il dibattito è aperto. 
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Il Gazzettino