Gli agricoltori: «Uccisi mille cinghiali in un anno, ma non basta»

ESTE - Dopo l’incidente mortale causato da un branco di cinghiali sull’autostrada A1, in Lombardia, tra Lodi e Casalpusterlengo, Coldiretti e Cia chiedono...

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ESTE - Dopo l’incidente mortale causato da un branco di cinghiali sull’autostrada A1, in Lombardia, tra Lodi e Casalpusterlengo, Coldiretti e Cia chiedono interventi mirati sui Colli Euganei per risolvere una volta per tutte il problema degli ungulati. Nonostante siano stati abbattuti più di mille esemplari nel corso del 2018, per gli agricoltori il contenimento di questi animali deve essere messo in atto in modo più drastico, sia per fermare i danni ingenti causati alle coltivazioni, sia per scongiurare possibili rischi per la sicurezza. Coldiretti Padova, ad esempio, chiede l’impiego della Polizia provinciale e l’autorizzazione ad altane e chiusini nei fondi agricoli.

 
La Cia Padova invoca invece un nuovo piano operativo che modifichi la legge quadro del 1992. «L’incidente mortale dei giorni scorsi in Lombardia porta in primo piano la questione sicurezza – afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova - e per quanto riguarda i Colli Euganei l’obiettivo è potenziare l’azione di contrasto con tutti i mezzi disponibili, ampliando anche il numero di selecontrollori e coinvolgendo gli agenti della polizia provinciale, ora sotto il controllo della Regione. L’impegno va orientato anzitutto sul contrasto di un fenomeno devastante per la nostra agricoltura ma anche per l’ambiente e per la sicurezza e l’incolumità pubblica. Abbiamo anche chiesto che vengano autorizzati nuovi chiusini e nuove poste di abbattimento, le altane, direttamente nei fondi delle aziende agricole che ne facciano richiesta. Ricordo inoltre l’esempio da seguire della legge approvata dalla Regione Lombardia con l’introduzione di norme di autodifesa del proprio fondo, con tutte le precauzioni e le cautele del caso. È un aspetto da approfondire anche per la nostra zona». 
FENOMENO

Gli fa eco il presidente di Cia Padova Roberto Betto. «La Cia si batte da anni per risolvere questo fenomeno. – dichiara - Le istituzioni hanno elaborato misure tampone, incapaci di portare ad un cambiamento sostanziale della situazione, e il saldo negativo tra cinghiali presenti sul territorio ed esemplari catturati grava pesantemente sulle aziende del territorio. Non è più rinviabile un nuovo piano operativo che modifichi la legge quadro del 1992. Serve programmazione e prevenzione. In particolare il tema dei cinghiali nell’area dei Colli Euganei va affrontato diversamente da quanto fatto fino ad oggi, occorre introdurre il concetto di “corretta gestione” accanto a quello di protezione, parlando di “carichi sostenibili” di specie animali nei diversi territori e ambienti, tenendo conto degli aspetti naturali, ma anche produttivi e turistici». Per la Cia, insomma, è arrivato il momento di passare da misure emergenziali ad interventi strutturali. Intanto continua l’attesa per la nuova governance del Parco Colli. «Auspichiamo finalmente di avere un referente istituzionale certo, un “regista” in grado di seguire passo patto tutte le fasi operative in modo da ottenere finalmente il risultato che tutti attendono da anni per ridurre l’impatto devastante dei cinghiali sui vigneti e sulla vendemmia ormai ai blocchi di partenza», aggiunge Bressan. Nel frattempo Coldiretti Padova ha promosso in collaborazione con l’Università uno studio sull’impatto dei cinghiali sul territorio collinare. Potrà tornare utile nella pianificazione di interventi per la manutenzione del territorio.
Camilla Bovo Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino