Furbetti del cartellino, l'Ordine dei medici: «Vogliamo il dossier di quei 110»

Furbetti del cartellino, l'Ordine dei medici: «Vogliamo il dossier di quei 110»
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PADOVA - Errori, distrazioni o inadempienze nel timbrare il cartellino che demarca il tempo dedicato allo svolgimento dell'attività libero professionale intramoenia, da quello riservato al lavoro istituzionale? «Gli errori, se avvenuti, devono essere oggetto di attenta valutazione da parte degli organi preposti, al fine di distinguere le banali singole dimenticanze a valenza esclusivamente amministrativa da violazioni seriali e continuative del regolamento aziendale e delle norme contrattuali che implicano ben più importanti responsabilità dei singoli».

A parlare Paolo Simioni, presidente dell'Ordine dei Medici chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Padova, che illustra il percorso seguito dall'ente di via San Prosdocimo: «Come da prassi istituzionale dell'Ordine sarà richiesta alla Direzione dell'Azienda ospedaliera e alla Regione la documentazione relativa alle posizioni contestate (110 relative al biennio 2015-2016, ndr) per quanto riguarda i colleghi nostri iscritti per evidenziare e perseguire eventuali addebiti sul piano deontologico, qualora siano rilevati. La sanità padovana non é quella dei furbetti descritti in questi giorni, ma delle migliaia di stimatissimi colleghi che quotidianamente - afferma Simioni - svolgono il loro lavoro con perizia, dedizione e onestà».


Secondo Adriano Benazzato, segretario di Anaao Assomed Veneto (Associazione medici dirigenti), la vicenda dei 110 furbetti del cartellino fa cadere «fango sulla testa di tutti e aumenta la pressione negativa sui medici. Se pochi hanno sbagliato, tutti vengono dipinti come lazzaroni, delinquenti e truffatori. Un migliaio sono i medici che lavorano in Azienda ospedaliera. Se un numero limitato di loro non ha rispettato le regole, alla fine sembriamo tutti quanti in una qualche misura dei briganti, e questo non fa che accentuare il malessere che da anni c'è negli ospedali».
La filiera è chiarissima, secondo il portavoce Anaao: «Intanto gli ospedalieri timbrano, gli universitari no. Gli ospedalieri hanno una procedura evidente: devono stimbrare l'attività istituzionale, timbrare e inserire un codice numerico per l'attività libero professionale. In ogni caso il tracciato informatico di pazienti visitati, prenotazioni e pagamenti non può sfuggire all'Azienda, se i controlli sono stati fatti. A fine mese abbiamo sempre l'obbligo di verificare se tutto è a posto o meno, giustificando le eventuali non timbrature su un apposito modulo. Che vengano fuori casi del 2015 e del 2016 significa che non sono stati effettuate le dovute verifiche. Ho la sensazione comunque che si tratti di una tempesta in un bicchier d'acqua: 55 contestazioni l'anno, bisogna vedere di che tipo. Magari uno non ha timbrato un paio di volte, altra cosa è chi non ha mai timbrato per mesi o per anni addirittura, ma fatico a pensare che si sia verificata un'eventualità del genere».


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Il Gazzettino