Rom sconosciuti al Fisco: la polizia sequestra tutto il campo

La polizia nel campo rom e i gioielli sequestrati
VIGODARZERE (PADOVA) - Un campo nomadi messo sotto sequestro: il terreno era stato pagato con soldi di provenienza illecita. È successo ieri a Vigodarzere. E intanto è stato...

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VIGODARZERE (PADOVA) - Un campo nomadi messo sotto sequestro: il terreno era stato pagato con soldi di provenienza illecita. È successo ieri a Vigodarzere. E intanto è stato anche scoperto il "tesoro" dei nomadi del campo di via Longhin, a Padova, finito un mese fa nella rete della Squadra mobile: gli investigatori hanno posto sotto sequestro 30 mila euro di gioielli che quattro donne del campo avevano portato al banco dei pegni di Mestre, ricevendo in cambio denaro contante.








I sigilli, un sequestro preventivo, al campo di via Zanella 1 a Vigodarzere è arrivato dopo che gli investigatori hanno appurato che che il rogito effettuato il 25 maggio 2011 per acquisire l'area era stato pagato con soldi di provenienza illecita.



Attraverso una serie di verifiche è emerso che gli acquirenti negli ultimi dieci anni erano sconosciuti al fisco. I soldi di rapine, furti e riciclaggio dell'oro hanno permesso, secondo l'accusa, di investire 150 mila euro e formalizzare l'acquisto del terreno. Effettuato il sequestro preventivo, la dozzina di persone che al momento abitano il campo di Vigodarzere, potrà restare, ma l’obiettivo degli inquirenti è quello di arrivare alla confisca del terreno.



Quanto al "tesoro" del campo cittadino di via Longin, in occasione del blitz di un mese fa, gli agenti fecero scandagliare il terreno del campo con le ruspe, alla ricerca di eventuali "tesori" nascosti, ma senza risultato.



Ecco dunque l'idea di passare al setaccio il banco dei pegni di Padova e delle province limitrofe. Durante gli accertamenti effettuati a Mestre, è emerso che quattro donne riconducibili al campo di via Longhin, negli ultimi mesi avevano effettuato più depositi di gioielli. Non merce banale, ma preziosi lavorati, modelli unici, oro antico, insomma materiale di valore che gli inquirenti sono certi sia riconducibile a furti e rapine. Le quattro donne, già indagate durante l'operazione di un mese fa, ora devono rispondere del reato di ricettazione.



Completamente estraneo ai fatti il banco dei pegni di Mestre. Il personale dipendente, nel momento in cui il cliente fornisce un documento di identità ed un codice fiscale, non è tenuto infatti a fare domande sulla provenienza dell'oro.



Adesso la refurtiva è nelle mani della Squadra mobile. Nei prossimi giorni le foto dei singoli gioielli saranno inserite anche nel sito della polizia di Stato di Padova alla voce refurtiva. Chiunque nel recente passato fosse rimasto vittima di furti e rapine, potrà recarsi con regolare denuncia negli uffici per l'identificazione e riavere la propria merce.


Secondo il capo della Squadra mobile Marco Calì, con il positivo sviluppo dell'inchiesta, si può definire conclusa l'attività di repressione del crimine portata avanti negli ultimi anni al campo di via Longhin. Adesso proseguirà il monitoraggio dell'area, in modo da stroncare sul nascere il nascere di eventuali nuove bande dedite ai furti e alle rapine. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino